Egr. Sig. Direttore,
mi permetta di far notare che nell’Italia di oggi vivono molte persone che lavorano, spendono, votano, sognano, progettano e muoiono quasi come tutti gli altri ma che diversamente dagli altri non sono liberi di vivere una vita di coppia che sia riconosciuta e non possono considerarsi famiglia perché l’atto formale del matrimonio è loro precluso.
Io, caro Signor Direttore, sono uno dei quattro milioni di italiani cui questo Paese chiede di produrre, di pagare le tasse, di alimentare l’economia coi consumi, di rispettare le Istituzioni repubblicane ma nega il diritto a costituirsi in una famiglia con la persona che si ama. E questo solo per il fatto che io sono costretto dalla mia natura ad amare un uomo come me. Allo Stato preme l’identità della persona con cui stringo una relazione sentimentale e, nonostante non ne abbia nessun diritto, è sulla natura del nostro rapporto di amore che lo Stato stabilisce una evidente discriminazione.
Per questo motivo da alcuni anni il Circolo Arcigay Arcilesbica Omphalos di Perugia, che frequento e che mi rappresenta, ha deciso di organizzare degli eventi in occasione di San Valentino che sotto lo slogan “Innamorati senza diritti” vogliono portare la politica e la società a riflettere su questa assurda stortura con cui noi gay, lesbiche e transessuali siamo obbligati a fare i conti da sempre.
Quest’anno ci siamo rivolti al Centro commerciale Collestrada cui abbiamo voluto richiedere il permesso di organizzare un FlashMob di poche decine di secondi nelle loro gallerie. Abbiamo chiesto due minuti, non due minuti alla vita del contannato a morte, solamente due minuti di attenzione ai clienti del Centro commerciale che in quel momento si sarebbero trovati casualmente lì, accanto a noi. La direzione del Centro commerciale ci ha risposto che quel pomeriggio sarebbero state realizzate altre “attività di animazione” e che per questo motivo la nostra fulminea iniziativa non avrebbe potuto essere ospitata. Vorrei tralasciare il fatto che un FlashMob di due minuti non è una attività di animazione in alcun modo e mi piacerebbe anche non dover sottolineare che quel pomeriggio i miei occhi e quelli dei miei amici non hanno potuto notare nessuna attività di animazione tale da confliggere con la possibilità di realizzare una cosa piccola ma significativa come quella che avevamo proposto noi.
Il nostro FlashMob avremmo potuto realizzarlo anche senza autorizzazione, anzi il fatto di non essere autorizzati garantisce l’effetto sorpresa che è nella natura del FlashMob, ma noi siamo persone corrette e purtroppo per noi amiamo le cose trasparenti. Il giorno di San Valentino ci siamo accontentati di stare all’esterno del Centro commerciale dove la Direzione ha preferito confinarci.
Poco male, loro si sono certamente già dimenticati di noi - forse non si sono nemmeno accorti che un giorno abbiamo bussato alla loro porta - però noi facciamo fatica a passare sopra a tanta miopia, a tanta superficialità. Ce ne faremo una ragione ma non possiamo evitare di notare che le gallerie, i negozi e il supermercato del Centro commerciale Collestrada ci sono familiari da tanto e tanto tempo. La comunità omosessuale di Perugia frequenta quel luogo da quando esiste e lo ha trasformato da sempre in un posto che considera un po’ suo. Fra i nostri amici molti si sono conosciuti dopo essersi scambiati uno sguardo o una parola proprio in quel posto. Non fa niente, ci sono certamente altri Centri commerciali dove poter andare a passeggiare quando piove, dove andare a spendere i propri soldi per riempire il frigorifero o il guardaroba.
Il Circolo Arcigay Arcilesbica Omphalos di Perugia non intende sostenere chi non è capace di notare nella comunità omosessuale delle risorse, dei valori e delle ragioni. Da oggi la nostra Associazione si riserva di organizzare i propri iscritti perché evitino di fare i propri acquisti in luoghi manifestamente ostili alle persone gay e lesbiche. Il Centro commerciale Collestrada ha dimostrato di non essere interessato alle nostre istanze nonostante non rappresentassero un costo, non avessimo chiesto di disturbare il normale svolgersi delle attività commerciali e non ci fossero rischi nè pericoli per nessuno.
Ci abitueremo a spendere i nostri soldi in altri posti, siamo certi che non sarà difficile.

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