di Elio Clero Bertoldi

PERUGIA - Chi conosce la mentalità di Massimiliano Santopadre, già si immaginava, ed a buona ragione, che l'imprenditore romano, mai avrebbe ceduto le azioni del Perugia. Ed è suo diritto, sia chiaro, assumere decisioni che pure si scontrano con il comune sentire della stragrande maggioranza dei tifosi e della comunità nel suo insieme.
Tanto che, subito dopo la diffusione della notizia del rifiuto a vendere alla cordata di imprenditori umbri, tutti solvibili e pronti a versagli, all'atto della vendita davanti al notaio, 6 milioni e mezzo di euro sull'unghia ed a concedergli di mantenere per un triennio la fornitura dei materiali sportivi (prodotti dalla Frankie Garage, azienda di proprietà del patron) e di gestire, sempre per altri tre anni, le affiliazioni delle società satellite (intorno alle 150 in tutta Italia) è stata lanciata, sui social, una parola d'ordine, una idea: lo "sciopero del tifo".
In altre parole niente biglietti per entrare al Curi nelle gare di campionato 2024-25, niente abbonamenti, magari picchetti da piazzare davanti ai cancelli della struttura in occasione delle partite interne.
Un progetto che ha sapore di utopia, perché si troverà sempre qualcuno che, per amore del Grifo, sarà disposto a salire sugli spalti. Ma, alle volte, le utopie riescono a cambiare il mondo o comunque a condizionarne il pensiero, a fargli imboccare strade alternative. Tanto più se recano progetti anti-violenza (non ci si poteva aspettare altro nella città di Aldo Capitini) e democratiche.
L'iniziativa appare solare: "il tuo Perugia non ci diverte, non lo sentiamo nostro e noi i soldi per spettacoli miserevoli, come nelle due retrocessioni in tre anni, non te li diamo più".
Ai tempi di Roma, sia repubblicana, sia imperiale, se un organizzatore di giochi, magari gladiatori, non fosse riuscito a soddisfare il pubblico, intervenivano i magistrati che allontanavano dalla città l'imprenditore, magari a colpi di frusta da parte dei littori. Lo "sciopero del tifo" ha un respiro più moderno, più consono ai tempi ed alle nuove sensibilità.
Lo stadio vuoto o semivuoto potrebbe suscitare rumore mediatico e allertare sia gli eventuali sponsor, sia le dirigenze del mondo calcistico, sia le stesse autorità comunali. In queste condizioni solo pensare che il Comune possa accettare di investire cifre significative in una struttura sportiva e di concedere metri cubi di costruzioni, sembra fuori dalla realtà.
Questa comunque appare la situazione al momento.
Mentre il club ha diramato le convocazioni per il 14 luglio e, con il ds Jacopo Giugliarelli e l'allenatore Alessandro Vittorio Formisano, sta gettando le basi per una nuova rosa e per una nuova stagione di serie C.
Con la politica usuale di Santopadre: giovani promesse, svincolati, giocatori da recuperare post infortunio. Parte una ulteriore scommessa.

 

Condividi