In merito al dibattito in consiglio regionale  riguardante la produzione del CSS, il Comitato No Inceneritori di Terni ribadisce che questa searebbe l'ennesima falsa soluzione che riconduce di nuovo i rifiuti alla produzione di energia e non, come dovrebbero, finalizzati al recupero e riciclo.

"Le stesse affermazioni dell'Assessore Rometti - spiegano dal Comitato - in merito al minor impatto della combustione di CSS in impianti industriali in sostituzione degli attuali, lasciano purtoppo il tempo che trovano, trattandosi concretamente di una 'sostituzione' di emissioni inquinanti e comunque rimarrebbe il problema generato dal fatto che se l'interesse continua ad essere l'incenerimento sotto mentite spoglie, quando ridurremo l'indifferenziato? Peraltro la riduzione è una misura che le stesse normative europee e nazionali pongono ai primi posti della gerarchia del trattamento dei rifiuti, e solo all'ultimo posto l'incenerimento."

L'impiantistica finalizzata al massimo recupero di materia dall'indifferenziato esiste, così come esiste la tecnologia già in uso a Treviso, Sassari, Teramo e altre città per la produzione di granulato per uso industriale del residuo secco a valle del trattamento dell'indifferenziato. Di quest'ultima tecnologia sarebbero necessari forse due solo impianti per l'intero bacino regionale e potrebbero godere di finanziamenti regionali e rappresentare una iniziativa economica pubblica ad impatto zero. Far diventare i rifiuti una risorsa riciclabile ad alte percentuali significa chiudere con l'incenerimento e progressivamente chiudere le discariche, poiché dopo il Trattamento meccanico e il riciclo del residuo sarebbe ridotto all'osso il conferimento in discarica e oltretutto solo di inerti.

Per il Comitato No Inceneritori di Teri chi sostiene il CSS, ne parla come di una soluzione temporanea, senza peraltro indicare tempi e modi, come se per i cementifici umbri e l'inceneritore di Terni quello del CSS non fosse già un affare, vista la sua qualifica End of Waste che lo pone fuori dalle regole e vincoli territoriali imposti ai rifiuti e alla loro libera commercializzazione. Continuare a sostenere questa soluzione, che non risolve nulla nella gestione dei rifiuti ma anzi manterrebbe in vita l'opzione incenerimento, secondo il Comitato, indica interessi chiari che godono di forte rappresentanza nelle istituzioni umbre.

 

 

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