La formulazione è accattivante (Family Help), la realtà è estremamente brutale: si tratta di estendere e potenziare l’utilizzo dei buoni lavoro(voucher).

Voucher che sono strumenti di remunerazione del lavoro senza diritti. Con il voucher viene meno il diritto alla maternità, alla pensione, all’indennità di disoccupazione e alle ferie.

Il dilagare di questa forma di lavoro, accessorio, riduce la funzione di quello subordinato e crea una nuova nuova impostazione, una nuova grammatica, che pur essendo formalmente nuova in realtà istituzionalizza e allarga il precariato.

Si tratta di una zona franca che imbarbarisce il rapporto di lavoro al quale non viene riconosciuta nessuna dignità contrattuale.

Lo stesso governo Renzi, responsabile del dilagare del fenomeno, ora si è impegnato, con misure peraltro palliative, a contenere il fenomeno, che sta dilagando.

Solo in Umbria nel 2015 sono stati utilizzati 2 milioni di voucher che hanno coinvolto 17 mila lavoratori.

Nei primi mesi del 2016 sempre nella nostra regione abbiamo ampiamente superato quota 700 mila.

Finora i voucher erano stati utilizzati nelle realtà private ora si verifica un allargamento nella pubblica amministrazione.

Dopo l’esempio del sindaco (ora ex) Lunghi di Assisi, la Regione dell’Umbria (ancora formalmente di centro-sinistra) si è affrettata a cavalcare questa moderna forma di imbarbarimento.

Con un aggravante rispetto all’ex sindaco di Assisi, l’utilizzare 3 milioni di fondi europei (risorse pubbliche) per destrutturare ancora di più il mercato del lavoro umbro.

Sinistra Italiana nel condividere la denuncia della Cgil Regionale dell’Umbria invita la Regione e l’assessore Luca Barberini a cancellare tale obbrobrio.

Se ciò  non avvenisse dovremo prendere atto del fatto che in Umbria si portano avanti politiche regressive che nulla hanno a che fare con la storia, l’identità e il futuro di una sinistra degna di questo nome.

Barcaioli Fabio
Bravi Mario

Sinistra Italiana
Comitato Operativo Umbria

Condividi