PERUGIA - Le amministrazioni vogliono costruirla a Sant'Egidio e i cittadini vogliono dire NO! L’inganno e il danno degli impianti a biogas. Dicono che non provocano danni all’ambiente: falso!

Se le strutture non sono a norma c’è il rischio di inquinamento ad opera dei liquami. La quantità di anidride carbonica stimata non è veritiera perché non tiene conto di quella emessa per le attività agricole. Nel caso del mais, viene emessa anidride carbonica per l’uso di fertilizzanti e fitofarmaci, nonché per l’irrigazione. Inoltre, per raggiungere l’impianto a biogas, si utilizzano mezzi di trasporto che aumentano l’effetto gas-serra. Non si può parlare di bilancio nullo.

Dicono che non provocano danni alla salute: falso!
Il biogas, se mal controllato, può provocare incendi e intossicazioni; in caso contrario, specie nelle vicinanze delle abitazioni si può riscontrare inquinamento della salubrità dell’aria. L’impianto a biogas comporta un aumento dell’inquinamento acustico legato anche alla questione della viabilità. Studi di settore parlano di una connessione tra biogas e botulino.

Dicono che non provocano danni economici: falso!
La destinazione dei terreni alla produzione di biomasse da utilizzare per alimentare gli impianti a biogas, sottrae superfici al comparto alimentare aumentando la crisi che colpisce le famiglie italiane e l’importazione di prodotti esteri con danno al prodotto interno lordo. Il rischio è di creare una situazione stagnante con aumento della dipendenza dall’estero. Gli incentivi previsti per le biomasse che alimentano gli impianti a biogas sono pagati dai cittadini.
Professionisti, medici ed agronomi di settore, dimostrano quanto il ricorso all’uso del biogas a scopi energetici fa male all’economia, all’ambiente e alla salute.

COSA E’ NECESSARIO FARE PER RISOLVERE AL MEGLIO IL PROBLEMA ENERGETICO IN ITALIA (i nostri soldi)
Considerando il piano del Consiglio Europeo, il “pacchetto 20-20-20”, ovvero ridurre l’effetto gas-serra e i consumi energetici del 20%, al contempo aumento della produzione di energia da fonti rinnovabili del 20%, entro il 2020, se non si può ricorrere agli impianti a biogas, qual è la soluzione? Come possiamo procurarci energia senza danneggiare l’ambiente, la salute e le nostre tasche?

Di base il Movimento 5 Stelle non è contrario agli impianti a biogas, purché si rispetti l’ambiente e la salute. Un impianto a biogas di contenuta potenza, sorto allo scopo di risolvere lo smaltimento dei liquami di un allevamento locale, non è sbagliato, purché siano rispettate le distanze dalle abitazioni e la quantità di biomassa vegetale che serve allo scopo non alteri la qualità dell’aria e non impoverisca il settore agroalimentare. Inoltre, fare progetti, avviare cantieri all’insaputa della cittadinanza, è un segnale che parla di interessi privati a danno di quelli della popolazione, dei cittadini.

Sono in corso studi di settore per migliorare gli apporti energetici attraverso forme alternative (centrali a idrogeno, energia magnetica, ecc.). La scelta della più adatta forma energetica deve passare però attraverso un processo educativo intelligente che tenga conto delle reali esigenze di ogni comunità, delle possibilità economiche, delle risorse naturali a disposizione.

Potrebbe essere logico sfruttare l’eolico, la presenza del vento, ma non in tutte le zone è possibile e i flussi non sono mai costanti. E’ interessante il ricorso all’idrogeno tenendo però conto del suo alto potere infiammabile.

La soluzione non sta nella realizzazione di impianti a biogas che, oltre ad alterare la qualità del paesaggio locale (compresa la salubrità dell’aria e l’inquinamento acustico), deprezzano il valore immobiliare locale. La soluzione deve passare attraverso il consenso popolare, non il suo silenzio.

La soluzione sta nel creare un mercato di risorse, coniugandole. Il nostro pianeta ha una grande risorsa naturale a disposizione. Si chiama Sole, tranne che di notte e quando è nuvoloso, ci accompagna tutto l’anno. L’uomo vive in case coperte da tetti. Il tetto ci ripara dalla pioggia e dal vento. Perché allora non sfruttare questa immensa superficie a disposizione, questi tetti delle abitazioni, delle fabbriche e delle aziende agro-zootecniche (comprese stalle e fienili), degli ospedali e dei parcheggi, di caserme e di scuole, ecc. per intercettare energia solare? E’ questa una possibile soluzione, si chiama fotovoltaico, soprattutto oggi che sono vietati gli impianti a terra e che si sa come smaltiremo le celle una volta esaurite.

Ma non esiste solo il fotovoltaico, almeno per come lo conosciamo noi. L’energia solare può essere sfruttata in altri modi. Si potrebbero anche costruire case in grado di agire come accumulatori di energia.

L’unico vero problema potrebbe essere a carico delle aziende zootecniche che si troverebbero a dover gestire la questione dello smaltimento dei liquami. Un impianto locale, costruito nel rispetto della normativa, alimentato da liquami e biomasse prodotti “a km zero”, pur entrando in conflitto con il bisogno che oggi abbiamo di sanare la fame nel mondo, può essere un’ipotesi da non scartare, comportando comunque la possibilità di avviare studi di settore che incontrino le necessità di tutti gli attori dei territorio.

In Italia ci rifilano soluzioni poco ricercate, poco studiate, idee e proposte che non tengono delle reali e diverse esigenze di ogni comunità e del territorio in cui vive.

Per informazioni
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