di Quinto Sertorio

Il partito dell’inceneritore è ripartito alla grande, prendendo spunto dal dibattito sull’istituzione dell’AURI e da una audizione del Comitato di Vigilanza e Controllo del Consiglio Regionale ed esponenti delle società, che a vario titolo, si occupano in Umbria della gestione e dello smaltimento dei rifiuti, ha rilanciato la frottola che “l’Umbria trabocca di rifiuti”.

Saremmo difronte ad una imminente apocalisse, discariche ricolme, situazione ingestibile, chi non prora la causa degli inceneritori ci porta dritto a fare la fine di Napoli.

Tutte balle (di rifiuti?)

E’ difficile non concordare con il consigliere Brutti, quando dichiara: “Questi gestori, prima rallentano la raccolta differenziata, poi non separano integralmente la frazione organica umida dei rifiuti urbani - portando in discarica anche materia putrescibile e causa di percolazioni - infine conferiscono in discarica anche parte della raccolta differenziata secca che non sanno collocare sul mercato. Non contenti di questo, al termine di queste nefandezze, diffondono il panico tra i creduli consiglieri regionali sull'emergenza discariche in Umbria”.

La vera soluzione è: diminuzione dei rifiuti, riuso e riciclaggio dei materiali, raccolta differenziata porta a porta.

In  Italia e in Umbria occorre un cambio radicale di paradigma su raccolta, gestione e smaltimento dei rifiuti, prendendo esempio dalle buone pratiche esistenti, vedendo, in giro per il mondo, che succede e smetterla di pensare che la soluzione siano gli inceneritori.

Gli inceneritori sono nocivi per l’ambiente, non producono occupazione come invece potrebbe fare la filiera del riuso e del riciclaggio, servono solo a far fare soldi ai soliti noti dei poteri forti.

La soluzione è “rifiuti zero”.

E’ in atto una raccolta di firme per presentare una proposta di legge popolare al Parlamento, Rifiuti Zero, i cui principi fondamentali sono:

1) far rientrare il ciclo produzione-consumo all’interno dei limiti delle risorse del pianeta
2) rispettare gli indirizzi della Carta di Ottawa, 1986
3) rafforzare la prevenzione primaria delle malattie attribuibili a inadeguate modalità di gestione dei rifiuti
4) assicurare l'informazione continua e trasparente alle comunità in materia di ambiente e rifiuti
5) riduzione della produzione dei rifiuti del 20% al 2020 e del 50% al 2050 rispetto alla produzione del 2000;
6) recepire ed applicare la Direttiva quadro 2008/98/CE
7) recepire ed applicare il risultato referendario del giugno 2011 sull’affidamento della gestione dei servizi pubblici locali

Per perseguire le suddette finalità, il presente progetto di legge contiene una serie di misure finalizzate a:

1) Promuovere e incentivare anche economicamente una corretta filiera di trattamento dei materiali post-utilizzo
2) spostare risorse dallo smaltimento e dall’incenerimento verso la riduzione, il riuso e il riciclo
3) contrastare il ricorso crescente alle pratiche di smaltimento dei rifiuti distruttive dei materiali
4) ridurre progressivamente il conferimento in discarica e l'incenerimento
5) Sancire il principio “chi inquina paga” prevedendo la responsabilità civile e penale  per il reato di danno ambientale
6) Dettare le norme che regolano l'accesso dei cittadini all'informazione e alla partecipazione in materia di rifiuti.

Firmarla fa bene alla salute, all’ambiente, all’occupazione e alle tasche di tutti.

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