di Elio Clero Bertoldi

PERUGIA - Questa è la “Muta”, opera di Raffaello Sanzio (1483-1520), datata 1507 e custodita alla Galleria Nazionale delle Marche di Urbino.
Questo capolavoro della ritrattistica raffaellesca era stato rubato nel febbraio del 1976 (insieme alla Madonna di Senigallia e alla Flagellazione di Cristo di Piero della Francesca, cioè i pezzi più importanti di questa galleria) ma, per fortuna, era stato ritrovato a Locarno, in Svizzera, appena un mese e mezzo più tardi. 
Secondo gli esperti questa donna sarebbe o Giovanna Feltria, figlia di Federico da Montefeltro o la figlia di lei, Maria della Rovere-Varano. E sarebbe stata ritratta nel suo stato di recente vedovanza (entrambe persero il marito), con un aria nostalgica, se non triste, elegante e disillusa. 
Gli storici dell'arte hanno appurato che a metà del Seicento l'opera figurava nella collezione del cardinale Carlo de' Medici e che era poi stata collocata a Palazzo Pitti, residenza della grande famiglia fiorentina e nella villa medicea di Poggio a Caiano, per passare, infine, agli Uffizi. 
Quando venne fondata e inaugurata la galleria di Urbino, nel 1929, la “Muta” venne spostata qui, per permettere alla cittadina marchigiana di esporre almeno un pezzo importante del suo grande "figlio".

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