Di Roberto Guaglianone*

La gestione dei rifugiati in Italia, affidata fino a fine anno al “sistema protezione civile” da un recente decreto ministeriale (13 aprile 2011), è sempre più contrassegnata dagli interessi privati che entrano in gioco delle strutture “emergenziali” di accoglienza. E così la Pizzarotti di Parma ha affittato allo Stato fino al 31 dicembre il “Villaggio degli aranci” di Mineo perché ci venga ricavato un Centro sorvegliato di raccolta per oltre 2000 richiedenti asilo, che vi vengono trasferiti dai Cara (Centri Accoglienza Richiedenti Asilo) di tutta Italia. Qualche settimana dopo il “caso-Mineo”, è arrivato il secondo caso di privatizzazione spinta in fatto di reclusione dei migranti.

Dal primo giugno, infatti, in caso di rigetto del ricorso del Consorzio Connecting People (precedente gestore), il Centro di Identificazione ed Espulsione e il Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo di Gradisca d’Isonzo (Gorizia) saranno gestiti da una multinazionale francese della detenzione (di migranti e non) legata a filo doppio a Gdf-Suez. Aggiudicataria della gara d’appalto indetta dalla locale prefettura è infatti l’Ati (associazione temporanea d’impresa) che vede capofila la società francese Gepsa, in associazione con l’altra società francese Cofely Italia, la cooperativa romana Synnergasia e l’associazione agrigentina Acuarinto
La privatizzazione della carcerazione in Italia passa, quindi, attraverso la detenzione amministrativa delle persone straniere, vero e proprio “labirinto” per la prossima estensione delle carceri del modello statunitense di gestione della pena detentiva. Con l’aggravate, se così si può dire, che la struttura comprende anche la gestione dell’adiacente Centro di Accoglienza per i Richiedenti Asilo, che per legge non prevede (a differenza del Cie) il trattenimento coatto dei suoi occupanti. Ciononostante, la sua conduzione sarà tra breve affidata alle società che qui sotto esaminiamo.

Iniziamo dalla Gepsa: l’acronimo sta per Gestion Etablissement Penitenciers Services Auxilieres: una Spa francese con sede in rue Henri Sainte-Claire Deville a Rueil-Malmaison, che (sito ufficiale di Cofely-Gdf Suez) – traduciamo dal sito – è una “filiale di Cofely” e “partecipa al finanziamento di stabilimenti penitenziari nel quadro dei mercati multietnici e multiservizi”. Gepsa nasce nel 1990 e viene definita come “uno dei partner principali dell’Amministrazione Penitenziaria (francese, NdA)”, per cui “interviene in 15 stabilimenti a gestione mista”.
Tra le finalità c’è quella di “riavvicinare le persone detenute al mercato del lavoro”. Inoltre Gepsa gestisce in Francia, “per conto del Ministero degli Interni, quattro centri di detenzione amministrativa, oltre alla base militare di Versailles Satory per conto del Ministero della Difesa”.
Quanto al suo dimensionamento, conta su 270 collaboratori, 34 stabilimenti gestiti in Francia (tra cui i centri di detenzione amministrativa); inoltre forma 1500 persone detenute e propone 1600 proposte di avviamento al lavoro ogni anno, che diventano 182 inserimenti professionali effettivi.
Come si è detto, Gepsa è una filiale di Cofely, società del gruppo multinazionale Gdf-Suez, in testa alle classifiche mondiali delle privatizzazioni dei servizi energetici: Cofely, in particolare si occupa di energie alternative: la sua presenza all’interno del partenariato è la meno attinente al tema, ma è pur vero che Cofely rappresenta all’esterno il marchio Gdf-Suez.

Molto più attinenti al tema dell’immigrazione le realtà italiane coinvolte: della cooperativa Synergasia, con sede a Roma, si sa che dal 21 luglio 2010 gestisce, in accordo con l’Ufficio della Commissione Nazionale Immigrazione, il sito WikiMigration: se ne può quindi prevedere un intervento nel campo della comunicazione interna ed esterna alle strutture.
Piuttosto sorprendente, infine, la presenza nell’ Ati dell’associazione Acuarinto di Agrigento, organizzazione fino ad oggi attiva nel campo della promozione sul proprio territorio di interventi a favore dei migranti e rifugiati.

*Attac Saronno
 

 

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