PERUGIA - Il vertice e' stato convocato e presieduto dalla presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini. Vi hanno preso parte gli assessori regionali della Toscana, Gianni Salvadori e Anna Rita Bramerino, e dell'Umbria, Fernanda Cecchini e Silvano Rometti, presente anche il direttore dell'Ente irriguo Umbro Toscano, Diego Zurli.

E' stato il direttore Zurli - ha riferito la Regione Umbria in un comunicato - a svolgere una ampia comunicazione sia sull'incidente, che sullo stato attuale dell'invaso, degli interventi da svolgere e della futura gestione della risorsa idrica attualmente disponibile, che e' pari ad oltre 80 milioni di metri cubi, piu' della meta' della capacita' della diga. Entro domani sara' predisposta una lettera congiunta delle due Regioni che sara' inviata ai ministri dell'agricoltura e delle infrastrutture, Giancarlo Galan e Altero Matteoli, al fine di avere risposte certe in vista dell'incontro del prossimo 18 gennaio, che era gia' stata fissato in precedenza tra le Regioni ed i due discasteri per discutere del nuovo assetto istituzionale dell'Ente irriguo.

Nel corso dell'incontro e' stato ribadito come attualmente sia del tutto rientrata l'emergenza e che la diga e' nell'ambito della vigilanza ordinaria. Inoltre e' stato sottolineato come, subito dopo l'incidente del 29 dicembre, tutto il sistema di protezione civile si sia attivato nei tempi stabiliti ''dimostrando un alto grado di efficienza''.

Per cio' che riguarda la gestione della risorsa idrica disponibile e' stato affermato che nella fase transitoria, pur in presenza dei lavori che dovranno essere compiuti, non vi saranno problemi per tutto l'anno in corso sia per l'utilizzo dell'acqua per scopi idropotabili che irrigui.

Preoccupazioni sono invece state manifestate se dovessero allungarsi i tempi di realizzazione dei lavori di riparazione. In una situazione di incertezza e di protrarsi dei tempi sarebbe difficile - e' stato spiegato - una corretta programmazione a medio termine dell'utilizzo dell'acqua. Ci sarebbe, inoltre, anche il rischio di un allontanamento anche dei tempi di esecuzione di altri lavori che l'ente irriguo ha gia' in cantiere ai quali e' strettamente collegato l'allargamento dell'utilizzo delle acque dell'invaso sia a scopi irriguo che idropotabile per altre aree delle due regioni.
 

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