Meredith/Periti super-partes affondano teoria accusa(punto-nuovo aggiornamento)
di Nicola Bossi
PERUGIA - Era stato annunciato già nello stesso giorno in cui venne depositata la nuova perizia, ma il colpo al teorema dell'accusa - ricostruito dai Pm Mignini e Comodi - è arrivato nella giornata di oggi nel corso dell'udienza davanti alla Corte d'Appello di Perugia per il processo sull'omicidio di Meredith Kercher. I periti super-partes Stefano Conti e Carla Vecchiotti dell'istituto di medicina legale dell'Università La Sapienza di Roma, hanno messo in evidenza tutte le loro peplessità sulla perizia di primo grado - sul Dna su il gancetto del reggiseno della vittima e sulla presunta arma del delitto - che ha portato alla condanna in primo grado a 26 e 25 anni rispettivamente Amanda Knox e Raffaele Sollecito. I periti sono partiti dal lavoro degli agenti di Polizia per la refertazione dei reperti riscontrando anomalie sulle procedure standard. A sostegno delle loro tesi hanno mostrato video e foto durante i sovralluoghi.
Il primo esempio sulle procedure avviene durante l'ingresso di casa Sollecito dove venne individuato il presunto coltello dell'omicidio: "Gli agenti non portavano tute di protezione ed avevano guanti gia utilizzati e quindi sporchi" spiegano i periti "Inoltre secondo le testimonianze rese in sede di Gup, due agenti hanno ammesso di aver toccato, repertato e sigillato il coltello ritenuta l'arma del delitto. Una situazione poco chiara anche perché uno degli agenti ha spiegato che il coltello è stato sigillato in Questura, mentre un altro - secondo i tabulati - sul posto".
Sul coltello poi, durante le analisi sulla perizia di primo grado, i periti non invididuano tracce di sangue e di dna sulla lama appartenente alla vittima Meredith Kercher, come invece accertato nel primo processo. Il secondo esempio sulle procedure non standard riguarda il gancetto del reggiseno che aveva fatto condannare Raffaele Sollecito, essendo l'unico elemento che lo collocava nella stanza dellomicidio nella casa di via della Pergola. "I guanti utilizzati per repertare il gancetto del reggiseno di Meredith non erano puliti come da protocollo": hanno affermato i periti mostrando proprio un video dove un agente toccava il gancetto con dei guanti contaminati.
Altro elemento di non conformità ai protocolli internazionali, secondo i periti, sarebbe quello dello spostamento senza repertazione di molti oggetti nella stanza del delitto tra i diversi sopralluoghi effettuati dalla Scientifica. I periti portano a esempio lo spostamento del gancetto - repertato 46 giorni dopo - e dello stesso materasso con il quale venne coperto il cadavere di Meredith Kercher. Materasso che venne spostato senza motivo in un'altra stanza della casa.
Ma le contro-analisi dei periti riguarda anche le procedure utilizzate in sede di laboratorio:nessuna quantificazione del Dna sui reperti ("fondamentale per l'accertamento della traccia e la sua ricoducibilità), nessuna spiegazione sulla decontaminazione dei numerosi reperti oggetto di studio, strumentazioni non adatte per l'analisi del sangue umano. "Dai nostri studi, seppur in assenza di valori certificati, la quantità di Dna è sotto la soglia di analisi prevista dai protocolli standard": hanno concluso di periti. Un colpo dunque duro al teorema dell'accusa che viene sottolineato direttamente dall'avvocato di Sollecito, Giulia Bongiorno: “Abbiamo assistito – ha continuano l’avvocato Buongiorno - a dei fotogrammi dai quali si evince in modo chiarissimo che i guanti con i quali è stato preso il gancetto di reggiseno erano sporchi. Non sono parole o giudizi. Sono fotografie che attestano quella contaminazione della quale la difesa parla da anni. Peccato che la perizia sia stata fatta solo oggi perchè noi la chiedevano da tantissimo tempo”.
Chi invece non la pensa così è l'avvocato della famiglia Kercher, Francesco Maresca: ''A mio avviso hanno lavorato in modo non assolutamente super partes. Sabato prossimo chiariremo alla corte che non ha seguito tutto il dibattito che c'e' stato in primo grado gli spunti dei periti'' che per il legale di parte civile della famiglia della ragazza uccisa, ''nella loro perizia hanno riportato solo le domande della difesa e non dell'accusa, e - ha precisato il legale - non so se questo un perito lo deve fare. Nella perizia - ha detto ancora l'avvocato - non hanno riportato neanche una domanda dell'accusa''. Soddisfatto il clan della famiglia Knox che ha parlato di giornata favorevole.
PERUGIA - “Contaminazione dei reperti: un concetto che è stato più volte ribadito dai periti”: l’avvocato Giulia Bongiorno, difensore di Raffaele Sollecito, prende spunto dalle analisi dei periti super-partes per ribadire un forte sospetto che il suo collegio difensivo aveva più volte ribadito in primo grado. “Abbiamo assistito – ha continuano l’avvocato Buongiorno - a dei fotogrammi dai quali si evince in modo chiarissimo che i guanti con i quali è stato preso il gancetto di reggiseno erano sporchi. Non sono parole o giudizi. Sono fotografie che attestano quella contaminazione della quale la difesa parla da anni. Peccato che la perizia sia stata fatta solo oggi perchè noi la chiedevano da tantissimo tempo”.
Poi il legale si è soffermato sul presunto crollo delle accuse dopo le nuove analisi sul gancetto del reggiseno che, in primo grado, aveva contribuito a mettere sulla scena del delitto il ragazzo pugliese: “Credo che che oggi ci sia stata una approfondita e inequivocabile analisi del Dna sul gancetto di reggiseno (attribuito dalla scientifica al suo assistito e alla vittima ma il risultato e'' stato ritenuto non attendibile dai periti - ndr). L''unico elemento per il quale Sollecito è stato condannato”.
PERUGIA - (primo lancio) "I guanti utilizzati per repertare il gancetto del reggiseno di Meredith non erano puliti come da protocollo". Lo hanno rilevato i periti nominati dalla Corte d'appello del processo sulla morte di Meredith Kercher che si sta svolgendo questa mattina a Perugia. I periti, chiamati ad analizzare la loro perizia super partes, hanno dimostrato con un video e diversi fotogrammi la presunta impurità dei guanti bianchi utilizzati dalla Scientifica per prendere da terra e poi catalogare l'ormai noto gancetto del reggiseno su cui in primo grado venne trovato il Dna di Raffaele Sollecito. Questa traccia rappresentava l'unico elemento scientifico che collocava il ragazzo pugliese sulla scena del delitto.
Le analisi dei periti - al momento l'udienza è stata sospesa - confermano dunque le conclusioni della perizia emerse come indiscrezione alcune settimane fa: secondo i tecnici i primi studi e la catalogazione dei reperti vennero fatti non seguendo il protocollo scientifico internazionale. Un giudizio che va nella direzione del teorema delle difese che, sia sul gancetto del reggiseno che sulla presunta arma del delitto (dove fu ritrovato in entrambi i casi Dna dei due indagati), teorizzarono un forte rischio di contaminazione. Il clima in aula è estremamente caldo: più volte si sono accesi i toni tra accusa, parti civili e gli stessi periti. In aula sono presenti, come d'altronde sempre dall'inizio del procedimento, Amanda Knox e Raffaele Sollecito.
Altro elemento di non conformità ai protocolli internazionali, secondo i periti, sarebbe quello dello spostamento senza repertazione di molti oggetti nella stanza del delitto tra i diversi sopralluoghi effettuati dalla Scientifica. I periti portano a esempio lo spostamento del gancetto - repertato 46 giorni dopo - e dello stesso materasso con il quale venne coperto il cadavere di Meredith Kercher. Materasso che venne spostato senza motivo in un'altra stanza della casa.
(secondo lancio) I periti nominati dalla Corte d’Appello, ascoltati oggi in aula nell’ambito del processo Meredith, hanno ribadito alcune irregolarità nelle procedure di refertamento – atte ad evitare contaminazioni dei reperti – anche nei sopralluoghi all’interno dell’abitazione di Raffaele Sollecito dove fu ritrovata la presunta arma del delitto. “Gli agenti non portavano tute di protezione ed avevano guanti gia utilizzati e quindi sporchi” spiegano i periti “Inoltre secondo le testimonianze rese in sede di Gup, due agenti hanno ammesso di aver toccato, repertato e sigillato il coltello ritenuta l’arma del delitto.
Una situazione poco chiara anche perché uno degli agenti ha spiegato che il coltello è stato sigillato in Questura, mentre un altro – secondo i tabulati – sul posto”. Il cambio dei guanti non sarebbe stato sistematico, ma a discrezione sulla base dell’esperienza degli auto dei sopralluoghi. I periti hanno analizzato la perizia precedente alla loro – autrice la dottoressa Stefanoni – non potendo effettuare nuove analisi sul Dna sul gancetto di reggiseno della vittima e sulla presunta arma del delitto perchè “non c’ è evidenza di presenza di sangue”. Sulla perizia precedente sono state trovate alcune anomalie: nessuna quantificazione del Dna sui reperti (“fondamentale per l’accertamento della traccia e la sua ricoducibilità), nessuna spiegazione sulla decontaminazione dei numerosi reperti oggetto di studio, strumentazioni non adatte per l’analisi del sangue umano.
“Dai nostri studi, seppur in assenza di valori certificati, la quantità di Dna è sotto la soglia di analisi prevista dai protocolli standard”: hanno spiegato in aula i periti che inoltre hanno aggiunto che sulla punta del coltello non c’è traccia di sangue della vittima, mentre sull’impugnatura c’è materiale genetico (cellule) di Amanda Knox. Dunque i periti non avvalorano la presenza di Dna sui reperti chiave che hanno portano (tra gli altri elementi acquisiti dai Pm Mignini e Comodi) alla condanna di Amanda Knox e Raffale Sollecito.
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