I dati ISTAT relativi al primo trimestre 2012 mostrano, più di quelli relativi al trimestre precedente, i pesanti effetti della crisi economica sul mercato del lavoro nazionale e soprattutto su quello della nostra regione. Infatti, l’ampiezza delle variazioni negative che emergono ed il livello raggiunto dalla disoccupazione e dall’occupazione mostrano chiaramente il delicato momento vissuto dall’economia e dal tessuto sociale nazionale e della nostra regione.

Rispetto al primo trimestre del 2011, l’occupazione regionale è calata di 7.000 unità (-1,9%) portandosi a quota 357.000, segnando un flessione più marcata di quella registrata a livello nazionale (-0,4%), nel Centro -0,7% e nel Nord -0,3% che porta, nella nostra regione, il livello attuale a ben 26.000 unità al di sotto di quello che si registrava nell’analogo trimestre 2008.
Il tasso di occupazione umbro è così calato di 1,2 punti, attestandosi al 6,1%, un valore che non veniva registrato da ben sette anni e che, pur continuando a superare quello medio del Centro (60,6%, -0,4 punti), ora risulta di ben quattro punti più contenuto di quello del Nord (65%, -0,3 punti).
La flessione, che ha riguardato unicamente l’occupazione alle dipendenze, scesa a quota 259.000 unità (-7.000), è stata prodotta dal settore manifatturiero (72.000, - 4.000) e dalle costruzioni (72.000, -5.000); è invece aumentata l’occupazione agricola (11.000, +1.000) e quella del terziario (238.000, +1.000), settore nel quale: commercio, alberghi e ristoranti hanno compensato la flessione degli altri servizi (159.000, -3.000).

La flessione occupazionale ha riguardato più le donne (150.000, -6.000) che gli uomini (207.000, -2.000). Il tasso di occupazione femminile è sceso al 51,2%  (era il 53%) ed ora risulta più contenuto di mezzo punto rispetto a quello medio del Centro (51,7%) e di quasi 6 rispetto a quello del Nord (57%). Il tasso maschile è sceso al 71% (-0,6 punti) e continua a superare quello medio del Centro (69,8%, -0,7 punti) accusando un gap di due punti da quello del Nord del Paese (73%, -0,7 punti).
Per entrambi i sessi la flessione è sta prodotta dalla componente alle dipendenze (-2.000 per gli uomini e – 4.000 per le donne); la componente autonoma ha registrato una lieve crescita per gli uomini (+ 1.000) e una contrazione per le donne (-1.000).

L’occupazione femminile è calata sia nell’industria in senso stretto (18.000, -4.000) sia nel commercio, alberghi e ristoranti (37.000, -3.000). Crescite, per le donne, si registrano nei servizi (+3.000) e per gli uomini nel commercio, alberghi e ristoranti (+7.000) e nel settore agricolo (+1.000).
Alla flessione occupazionale è seguita una crescita della disoccupazione rilevante per gli uomini (16.000, +4.000) e ancor più per le donne (23.000, +7.000), prodotta, in entrambi i casi, principalmente dalla componente ex occupata. A seguito di ciò la presenza femminile nella disoccupazione è salita al 59,2% e risulta la più elevata nel Paese. Il tasso di disoccupazione femminile, con una crescita annua di ben 4,2 punti, si è portato al 13, 3%, un livello, non più raggiunto dal lontano 1996, che supera di oltre un punto quello medio del  Paese (12,2%).

Il tasso di disoccupazione maschile è salito al 7,1% (+1,8 punti), un valore che non veniva registrato da oltre dieci anni, ma che è di soli pochi decimi superiore a quello del Nord del Paese (6,6%, +1,4 punti).
I continui cambiamenti che si verificano da un trimestre all’altro e l’ampiezza delle variazioni rilevate possono essere connesse all’elevato errore campionario a cui sono soggette le stime trimestrali prodotte dall’ISTAT per la nostra regione. E’ quindi opportuno un loro utilizzo prudente e può risultare utile darne una lettura di media. La disoccupazione risulta comunque in crescita di 3.000 unità attestandosi in media a quota 29.000, pari al 7,3% delle forze lavoro (+0,8 punti).

In lieve crescita risulta anche il numero degli inattivi in età da lavoro (191.000, +1.000) senza produrre però variazioni di rilievo al tasso di inattività (33%). Tra le non forze aumentano però i disponibili al lavoro che cercano il lavoro non attivamente (13.000, +1.000) o che non lo cercano affatto (14.000, +2.000).

Il tasso di occupazione umbro supera di un punto quello del Centro (61%) ed accusa un gap di 3,5 punti rispetto quello del Nord (65,2%); quello di disoccupazione risulta intermedio tra quello del Centro (8,2%) e quello del Nord (6,2%) e quello di inattività risulta di poco inferiore alla media del Centro. Nell’occupazione si registra una contenuta sostituzione di donne (156.000) a uomini (210.000); risulta quindi in calo il tasso di occupazione maschile (dal 72,4% al 71,4%) e sostanzialmente invariato quello femminile (52,8%). Entrambi gli indicatori assumono valori superiori a quelli medi della ripartizione centrale risultando però alquanto distanti da media del Nord.

Fonte: Bollettino di informazione statistica sul mercato del lavoro della Regione Umbria

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