Di Paolo Griseri

Meno 20,7 per cento. Anche a gennaio il mercato italiano dell´automobile fa registrare un autentico crollo rispetto allo stesso mese del 2010. «Dopo la primavera la situazione si stabilizzerà», prevede Gian Primo Quagliano, presidente del Centro studi Promotor di Bologna. All´inizio dell´estate infatti cesserà l´effetto statistico del confronto tra un mercato drogato dagli incentivi (quello del 2009 e inizio 2010) e un mercato depresso dalla fine delle sovvenzioni all´acquisto. Così c´è da prevedere che il 2011 si possa chiudere più o meno sugli stessi livelli del 2010, a 1,9 milioni di auto vendute.
I marchi del gruppo Fiat seguono il crollo del mercato. Torino perde anzi qualcosa in più, scendendo del 27,7 per cento rispetto al gennaio 2010 e fermandosi al 29,2 di quota di mercato (era al 32 dodici mesi fa). Al Lingotto fanno comunque notare che la quota di mercato è in recupero rispetto al 27 per cento di ottobre. A limitare i danni per i marchi del gruppo, la performance dell´Alfa Romeo che, grazie a Giulietta e a Mito, passa dal 2,6 al 4 per cento del mercato. Stabile Lancia che tiene grazie a Ypsilon, Musa e Delta. Crolla invece il marchio Fiat (meno 34 per cento), il più penalizzato a conferma del trend generale che punisce le utilitarie e premia le auto di gamma medio alta (fino a un anno fa poco acquistate rispetto al boom delle medio piccole incentivate dai sussidi pubblici). Seguendo la stessa logica perdono i marchi «generalisti», che propongono una gamma vasta, dalle piccole alle auto di lusso: subiscono flessioni Volkswagen, Renault, Psa mentre guadagnano quote Bmw, Audi e Mercedes. Un altri segno dei tempi difficili è la crescita delle vendite dell´usato che salgono del 10,7 per cento.
Le previsioni confermano dunque che il 2011 sarà un anno difficile e di transizione per la Fiat in attesa che arrivino i nuovi modelli nati dall´incontro con Chrysler. Questo avverrà a partire dal 2012 quando entrerà a regime la produzione dei nuovi Suv a Mirafiori. A quella data si dovranno risolvere anche i problemi sindacali nati dalla scelta del Lingotto di far uscire le newco di Pomigliano e Torino da Confindustria. Sull´argomento è intervenuto ieri il segretario della Uilm, Rocco Palombella, che ha contestato la proposta di Federmeccanica di ridurre ad uno solo gli attuali due livelli contrattuali in Fiat. La Fiom invece, con Enzo Masini, ha chiesto al ministro Romani «una trattativa vera sul futuro di Termini Imerese». Finora gli imprenditori che si sono offerti di rilevare la fabbrica sono sette.

Fonte Il Manifesto

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