PERUGIA - Le preoccupazioni per gli effetti negativi del caldo e della siccità sulla qualità del vino umbro sembrano fugate dalle prime valutazioni post-vendemmia. Infatti, il 2012 pur avendo fatto registrare un brusco calo della produzione (meno 30 per cento rispetto alla media degli ultimi anni)  si sta rivelando un’annata buona per quanto concerne la qualità “che – sottolinea Giovanni Dubini, imprenditore orvietano e presidente del Gruppo d’interesse vitivinicolo della Cia dell’Umbria – rappresenta un requisito importante per ogni produttore in un momento di pesanti difficoltà di mercato.” Insomma le oltre 11mila aziende operanti in regione, dalle quali ogni anno si ottengono mediamente 900mila ettolitri di vino, sono pronte ad affrontare la vera sfida che le attende, quella del definitivo salto di qualità e della piena affermazione sui mercati nazionali ed internazionali. “In questo senso dovrà muoversi – prosegue Dubini - il Progetto Vino della Regione Umbria, in via di  predisposizione da parte di Nomisma e dell’Inea.”

E proprio in preparazione di questo Progetto è stata condotta un’indagine riguardante le impressioni destate dai vini umbri su operatori ed opinion leader americani, cinesi, russi, giapponesi e tedeschi. Lo studio, presentato al Tavolo Verde Regionale la scorsa settimana, evidenzia come il vino umbro sia oggi poco riconoscibile in quei Paesi e come, per riuscire a competere su quei mercati, occorra in primo luogo realizzare una promozione internazionale che parta dal territorio umbro e si basi su un brand Umbria che unisca il valore “enologico” a quello “turistico” della regione. “Sono indicazioni molto significative – commenta Giovanni Dubini – che confermano la validità delle proposte che la Cia dell’Umbria sta avanzando da tanto tempo, relative alla urgenza di approntare un programma di promozione del nostro vino efficace ed innovativo. Per essere tale – prosegue il presidente del Gie vitivinicolo della Cia dell’Umbria – questo programma dovrà rappresentare il definitivo superamento della promozione polverizzata in mille rivoli che abbiamo sin qui conosciuto. Occorre aprire velocemente – conclude Dubini - un periodo di costruttiva collaborazione tra tutte quelle istituzioni – Centro Estero, Regione e Camere di Commercio in primo luogo - che finanziano attività promozionali e che, raccordandosi opportunamente, potrebbero mettere insieme idee e risorse finanziarie per un grande progetto di sostegno volto  a rendere percepibile sotto il brand Umbria la qualità del prodotto delle imprese vitivinicole   migliorandone la competitività non limitandosi ad una promozione prettamente istituzionale.

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