I mali dell'Ospedale di Orvieto secondo la CGIL
Come CGIL, non ci tiriamo indietro a discutere dell'Ospedale di Orvieto, partendo dall’immobilismo della progettualità riguardo il presidio ospedaliero, dalla carenza cronica di operatori sanitari, dal lento ma inesorabile impoverimento dei servizi territoriali alla comunità.
“Dal marzo 2020 ad oggi abbiamo assistito ad una drammatica riduzione della capacità di dare risposte ai bisogni di salute dei cittadini da parte della sanità pubblica orvietana”. La Fp Cgil di Terni in una nota torna a denunciare “immobilismo” e “carenze” che secondo il sindacato stanno “lentamente ma inesorabilmente” impoverendo i servizi territoriali. “
Già prima della pandemia, ci eravamo espressi con preoccupazione rispetto allo stato di salute della sanità orvietana – afferma Giorgio Lucci, segretario generale della Funzione Pubblica Cgil di Terni – ma poi la crisi sanitaria da Covid-19 si è abbattuta su questa situazione rendendo visibile l’amara realtà agli occhi di tutti”.
“Ascoltiamo ormai quasi con incredulità gli amministratori e i dirigenti della Regione e della Usl 2, che ancor oggi ci dicono che va tutto bene e che si hanno grandi progetti per il futuro di Orvieto e dei dodici comuni che rappresentano il territorio – continua Lucci – ma in realtà a parte pochi annunci di propaganda, realmente non si sa nulla sui progetti della Regione riguardo la sanità orvietana”.
Quale nuovo assetto per il presidio ospedaliero? Quale nuova organizzazione per il distretto sanitario? E quali reali politiche di sanità pubblica si vogliono mettere in campo per dare concrete risposte ai bisogni di salute dei cittadini? Sono queste le domande che il sindacato pone alla Regione ricordando che a rischio c’è la salute dell’intera popolazione umbra.
Ma, mentre la sanità pubblica si indebolisce, secondo la Fp Cgil c'è chi se la passa molto meglio: “Fiorisce una sanità privata mai così presente sul territorio – sottolinea ancora Giorgio Lucci – è di pochi giorni fa l’apertura di un nuovo polo diagnostico radiologico privato, proprio a pochi metri dall’ospedale”.
“E mentre nel presidio ospedaliero solo da poco è ripresa la normale attività ambulatoriale – continua il segretario Fp - l’attività privata intramoenia non ha mai subito grandi rallentamenti e l'afflusso delle prestazioni ambulatoriali verso le strutture private convenzionate è aumentato. Infatti, solo le unità operative di degenza di medicina generale e d'urgenza lavorano a pieno ritmo, mentre le altre unità di degenza specialistiche riscontrano una flessione di ricoveri”.
Sul fronte del territorio, secondo la Funzione Pubblica, ci troviamo di fronte a servizi “in sofferenza cronica” come il Centro di salute mentale o il Servizio delle cure palliative domiciliari, ancor oggi “non in grado di dare a tutti i cittadini del territorio un’assistenza omogenea e paritaria, come avviene negli altri territori della Usl 2”.
“Non esiste un hospice nel territorio orvietano e per i pazienti cronici non ci sono strutture di cure intermedie pubbliche come le Rsa, ma solo residenze protette private convenzionate – insiste Lucci - C’è dunque bisogno che la politica della Regione a tutti i livelli ribadisca con chiarezza la volontà di potenziare e implementare la sanità pubblica, non comprando servizi dai privati, ma investendo direttamente nelle strutture sanitarie pubbliche umbre, che fino a qualche anno fa erano prese a modello dalle altre regioni.
La Cgil – conclude Lucci - ha sempre affermato con forza che la Sanità deve essere pubblica e deve essere implementata e supportata per garantire il diritto fondamentale alla salute per tutti, nell’interesse della collettività, ricordandoci che la collettività siamo tutti e tutte noi”.
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