di Nicola Sellitti - Il Manifesto - 18.08.2020.

La maglia carioca, testimone della grandezza di Pelè, Ronaldo, Romario, Neymar potrebbe presto finire in archivio. Nel Brasile da migliaia di casi quotidiani di Covid-19 e di un governo che consente partite con in campo atleti positivi al virus, prende corpo l’idea di disfarsi della casacca della nazionale verdeoro, il sogno di quasi ogni calciatore in ogni angolo del mondo. E questo perché da un paio di anni la torcida che sostiene Jair Bolsonaro durante eventi pubblici, manifestazioni, ha preso a indossare la maglia del Brasile. Tutti per Jair, come fosse Pelè o Ronaldinho. L’epitome dell’orgoglio nazionale, la maglia della nazionale più famosa al mondo sta divenendo un vessillo di parte. A questo punto, come riporta Cnn, è partita la campagna, sostenuta da João Carlos Assumpção, giornalista, regista e autore di Gods of Soccer, un libro sulla storia politica, sociologica ed economica del Brasile,per abbandonare del tutto la maglia gialla e tornare alla classica divisa bianca e blu, la prima divisa del Brasile, targata 1914.

MA C’È UN PROBLEMA: era il colore della divisa del Brasile che perse la finale dei Mondiali del 1950 al Maracanà, conosciuta come il Maracanazo, forse la batosta meno attesa e più pesante della gloriosa nazionale sudamericana, assieme ai sette gol subiti ai Mondiali casalinghi con la Germania, sei anni fa. Insomma, nulla di irrisolvibile per qualche colosso dell’abbigliamento sportivo e un evento che sarebbe storico con un colpo all’appeal di Bolsonaro, che per la sua elezione alla presidenza di due anni fa ha potuto contare su un esercito di famosi calciatori. Il suo rapporto con il calcio quindi traballa al punto che i tifosi delle quattro squadre di San Paolo, Corinthians, Palmeiras, San Paolo e Santos, si sono riuniti (mettendo da parte inimicizie decennali) per le strade per protestare contro i tifosi di Bolsonaro. Senza dimenticare che la maglia della nazionale spesso si è intrecciata alla politica: 50 anni fa Joao Saidanha, tecnico della nazionale che poi vinse i Mondiali messicani, una delle figure che hanno gettato le basi della società democratica brasiliana capace di uscire dalla dittatura militare, fu allontanato dalla squadra per ordine del generale Medici, il presidente di quel regime sanguinario.

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