M5s - Quella crisi che la sinistra non raccoglie
Di Ciuenlai - Non ci si deve meravigliare di quello che sta accadendo al Ms5. Era solo questione di tempo. La storia insegna che tutti i movimenti e i soggetti politici non strutturati durano l’arco di pochi anni.
Aveva fatto breccia su alcuni elementi forti: l’ambientalismo legato alla teoria della decrescita felice, la guerra contro la casta corrotta e asservita al sistema “dei ricchi”, con il quale non si poteva e doveva dialogare. Una specie di versione sgangherata dello slogan sessantottino “lo stato borghese si abbatte e non si cambia”, condita anche di castronerie e contraddizioni. Un canovaccio di partenza che, gestito e ripulito bene, poteva sfociare in un buon progetto alternativo. L’esempio pratico di questo decalogo e di questa presunta diversità furono gli streaming degli incontri con Bersani e con Renzi. Con voi non ci parliamo. “volete aiutare il nostro paese?”, fateci fare un Governo e sostenete il nostro programma. Un atteggiamento che ha portato ad avere un terzo dei voti. Ma invece di sfruttare questo successo, riproponendo da posizioni di forza lo stesso atteggiamento, si è cambiata linea.
E’ arrivato Di Maio con la sua lenta ed inesorabile introduzione nelle stanze del potere , una volta, nemico , fatta, per di più, alla vecchia maniera. E’ finito lo splendido isolamento e sono arrivate le alleanze. E con esse i compromessi. Non solo, questa svolta è stata fatta e gestita con uno dei soggetti più lontani dal verbo dei 5 stelle : La lega. In pochi mesi sono spariti i no Tav, i no Trip, i decaloghi dell’onestà, la politica anti xenofoba sull’immigrazione, l’ambientalismo progressista e quanto faceva diversità.
Senza gruppi dirigenti consolidati e riconosciuti in tutte le loro articolazioni (e non solo nei capi), strutture e radicamento sul territorio, valori alternativi e non contrattabili, si diventa come gli altri puntella tori del sistema liberista. I De Vito non sono una eccezione ma la logica conseguenza. E’ successo prima al Psi e poi anche agli eredi del Pci.
Ma a differenza di questi il movimento non ha creato e consolidato strumenti politici necessari a resistere. Ed è per questo che sparisce a vista d’occhio. Tra qualche mese le elezioni europee mostreranno un M5s ampiamente sotto il 20% e la sua completa irrilevanza nelle consultazioni locali. La stagione de tripolarismo sembra davvero finita.
In questa situazione, per un soggetto veramente alternativo della sinistra si aprirebbero praterie immense. Quelle praterie che , qualche anno fa, sono state lasciate pascolare ai 5 stelle. Ma i problemi di sopravvivenza dell’attuale ceto politico, sbriciolato in mille gruppetti e gruppettini, sconsigliano qualsiasi tipo di ottimismo. Dice, ma c’è un nuovo Pd. Si quello di Calenda “chi era costui”, Casini, Gentiloni, Prodi, Fioroni, Franceschini, Renzi. Rosato, Guerini, la Boschi, l’Ascani, la Serracchiani. Con loro tra i piedi parlare di sinistra fa ridere i polli .
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