ORVIETO - Aperta nel 1922 la storica libreria rischia la chiusura entro questa estate e sono già partite le lettere di licenziamento. il titolare Riccardo Campino da tempo pressa l'Amministrazione per ottenere un aggiornamento dei canoni oppure la possibilità di trasformare in Caffè Letterario la propria struttura che è ospitata nello storico palazzo dei Sette, centro esatto della Città di Orvieto.

L'ex assessore al bilancio del Comune, in un extra petitum, ha dato in passato il parere non richiesto alla proprietà della libreria di intervenire sui costi anche del personale, ristrutturando così il proprio bilancio in maniera maggiormente sostenibile anche se a scapito di servizio e qualità che, leggiamo all'interno della documentazione prodotta dall'ufficio cultura del Comune di Orvieto, ha dignità però di centro culturale cittadino. In questo caso tale ristrutturazione, che poi vuol dire licenziare almeno parte del personale, va a danno degli interessi della città e non ci vuole un genio per capire che questo specifico tipo di librerie ospitate negli spazi di prestigio delle città d'arte e turistica rappresentano, a volte nel l'inconsapevolezza di amministratori e cittadini, una parte di servizi pubblici considerati essenziali e quindi parte del dovere delle amministrazioni. Su questo va infatti doverosamente fatto un approfondimento: è compito dei Comuni promuovere la crescita culturale di cittadini e territorio, una parte delle nostre tasse serve proprio a questo e dovrebbe essere portata avanti per cui una politica atta a favorire proprio le attività culturali, non nella parte commerciale ma nell'insieme di quelle iniziative che le fanno da corollario come ad esempio gli eventi e le attività a ricaduta diffusa magari fatte assieme alle scuole.

Ma non solo: in una città il cui indice di vecchiaia è elevatissimo un presidio attrattivo per le giovani copie con i figli o per quei segmenti di persone che amano il commercio di vicinato al posto degli acquisti online e dei centri commerciali è un elemento su cui, in tema di sviluppo economico, vanno anche fatte delle valutazioni piuttosto che rifugiarsi in un lassismo in tempi di crisi inconcludente se non dannoso.

E' paradossale infatti che mentre lo stesso Comune approccia la destinazione del Palazzo del Popolo, ribattezzato Palazzo dei Congressi, per un pugno di spiccioli e mentre mette a bando il Belvedere, con la sua infrastruttura tra cucina, montacarichi e forni dal valore di centinaia di migliaia di Euro a poco più di trecento al mese, non prenda neanche in considerazione il confronto con la storica libreria.

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