di Elio Clero Bertoldi

PERUGIA - Questo è il ritratto più famoso che Henri Matisse (1869-1954), ha fatto alla sua modella, musa, amica, assistente personale, manager, persino dama di compagnia della moglie ammalata, Lydia Delectorskaya (1910-1998), che lui chiamava "principessa di ghiaccio". Dipinto che risale al 1947. 
Russa di Tomsk in Siberia, orfana, fuggita dal suo paese dopo la Rivoluzione d'Ottobre, Lydia, bionda, occhi azzurri, aveva quaranta anni di meno del pittore e lo assistette sino alla sua morte, in particolare dopo la separazione di Henry dalla moglie Amelie (con la quale di era sposato nel 1898 e separato nel 1939). 
Tra l’artista e Lydia - che si erano conosciuti a Nizza, nell’atelier dell’artista, nel 1932, lei 22 anni, lui 66 - non ci sarebbe stata alcuna relazione sessuale. Lo asserì sempre anche l’interessata. 
Affermazione credibile, perché Matisse quando si dichiarò ad Amélie Noelie Pareyre  le confidò - cito a memoria il concetto non le parole esatte che non rammento -  "ti amo teneramente, ma la mia passione è la pittura..." 
E se questo concetto lo manifestò a fine Ottocento alla moglie (che gli aveva dato due maschietti: Jean nel 1899 e Pierre l’anno dopo) c’è da credergli. Forse si era … sfogato in precedenza: nel 1894, il pittore aveva avuto una relazione con una modella, Caroline Joblau, che gli aveva regalato, a sua volta, una figlia, Marguerite. Quest’ultima, accolta in casa da Amélie e cresciuta con i figli Jean e Pierre, durante la Resistenza venne arrestata e torturata dalla Gestapo. 
Questo ritratto di Lydia, con altre opere donate  dalla stessa Delectorskaya, ora è esposto al museo Ermitage di San Pietroburgo.

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