Fa ulteriori danni chi come l’assessore regionale Paparelli evoca un Jobs Act in salsa umbra.

Purtroppo il 2016 è iniziato male per l’economia della nostra regione. Nubi si addensano sulle prospettive dell’ Ast di Terni e sul rispetto dell’accordo del dicembre 2014, dopo le grandi lotte dei lavoratori, per quanto riguarda i volumi produttivi e non solo.

Nella fascia appenninica la crisi è diventata drammatica e non basta ad attenuarla la notizia di questi giorni dell’approvazione della cassa integrazione per i 700 lavoratori della J.P. Industries. La realta’ vera è che sono fermi al palo sia l’accordo di programma, con i relativi 35 milioni di euro, sia la ripresa vera dell'attività produttiva a Gaifana.

La stessa intesa tra sindacati e vertici aziendali alla Nestlè-Perugina, seppur importante, non ha sciolto tutti i dubbi sul futuro dello stabilimento di San Sisto.

L'osservatorio nazionale sul precariato dell'Inps ci dice che nei primi due mesi del 2016 in Umbria i voucher sono arrivati a quota 322.000 con un aumento del 44,9% rispetto allo stesso periodo del 2015. Sempre a gennaio-febbraio di quest'anno le assunzioni con contratto a tutele crescenti sono diminuite del 46%. Il dato nazionale è del 35%, quindi in Umbria il crollo  e’ stato ancora piu’ forte, conferma evidente, come avevamo previsto, che nel 2015 nella regione piu’ che altrove le assunzioni erano solo il frutto dopante della decontribuzione a favore delle imprese.

Un dato è ormai certo, se il Jobs act in Italia non funziona, e i numeri dicono questo, in Umbria funziona ancora di meno.

E' quindi largamente condivisibile il ragionamento che anche su questo versante ha svolto in questi giorni il segretario generale della Camera del lavoro di Perugia Filippo Ciavaglia e quindi assurdo, come annunciato dall’assessore regionale Fabio Paparelli, proporre anche una declinazione umbra del Jobs Act.

Serve ben altro per avviare una ripartenza reale dell'economia: è necessario mettere in campo politiche di sostegno al reddito vere e non fumose, riaprendo una stagione di confronto e discussione tra tutti i soggetti interessati, per affrontare le oltre 200 crisi aziendali che interessano la gran parte delle maggiori imprese della regione a cominciare dall’area di crisi complessa del ternano.

 
Di questo ha bisogno l'Umbria per tentare di uscire seriamente dalla lunghissima crisi che ormai da tanto tempo sta attraversando.

Mario Bravi

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