Liberalizzazioni. Cosa c’è dietro?
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di Giampaolo Ceci
PERUGIA - Troppe le incongruenze del governo Monti per non destare sospetti.
Le misure sulle cosiddette “liberalizzazioni” appaiono poco motivate rispetto alle aspettative e comunque meno urgenti di altre.
Non comprendo perché il governo Berlusconi e lo stesso PD appoggino “con entusiasmo” queste misure poco incisive, tradendo la fiducia dei rispettivi elettorati, composti rispettivamente dal popolo delle partite IVA e dalle fasce sociali più deboli, che certamente se ne ricorderanno al momento opportuno.
Le”liberalizzazioni” mettono in evidenza un altro preoccupante fenomeno: l’incapacità ormai raggiunta da noi cittadini “normali”di capire quando un ragionamento è illogico.
La nostra capacità di ragionare sembra essersi persa. Anche i nostri leader sembrano aver perso la bussola. In queste condizioni senza guida ci beviamo di tutto! Non abbiamo le conoscenze per capire strategie economiche complicate e valutarle con spirito critico.
Nell’impossibilità di capire, molti di noi credono a tutto ciò che ci viene detto, soprattutto se chi lo afferma è persona di cui tutti ci decantano le capacità mentali miracolose.
E se ciò che sta accadendo in Italia fosse un golpe bianco? Se i poteri forti, quelli che muovono con un clic centinaia di miliardi di euro ci stessero fregando, nella certezza che noi, poveri ignoranti, non potremmo mai accorgercene?
In effetti, molte delle misure varate al Governo sembrano così poco significative, rispetto alla crisi, che non possono essere sfuggite ai nostri parlamentari e tantomeno ai governo dei Professori che ci governa.
Ho già avuto modo di scrivere su questo sito che la concorrenza è positiva in un’economia di mercato, ma non lo è affatto se si tratta di concorrenza per il lavoro.
Eliminare completamente i minimi dei liberi professionisti per fare calare i prezzi è come affermare che eliminare i minimi salariali degli operai è un bene, perché si abbassano i prezzi delle merci prodotte!
Forse, da un punto di vista economico, la misura produrrà minori spese (per quelli che si rivolgono con frequenza ai professionisti ovviamente), ma resta il dubbio: é giusto eliminare ogni limite sui compensi professionali e farsi concorrenza selvaggia sul lavoro per poter scegliere quello che si offre a meno?
Dignitosi minimi salariali, a mio parere, dovrebbero valere sia per i lavoratori sia per i liberi professionisti. Passato il principio, ora il Governo può trattare coi sindacati anche su minimi salariali e l’art 18. La sinistra moderata non si accorge del tranello.
Ma, non si tratta solo di salvaguardare un principio di giustizia sociale, la questione viene contrabbandata come una misura necessaria ad abbassare i prezzi e aumentare il PIL se non addirittura aumentare la occupazione giovanile.
Mi paiono affermazioni non confortate da alcun ragionamento solido, anche se chi lo dice è uno stimato professore.
Le misure adottate certamente abbasseranno i prezzi e qualche professionista lavorerà di meno.
Qualcuno sarà costretto a licenziare i suoi collaboratori, ma altri li assumeranno, magari come professionisti ad un tozzo di pane, mancando i minimi. Il saldo sarà azero. Quale crescita quindi?
Per quanto riguarda i tassisti, la situazione è analoga. Unica differenza è data dal fatto che il prezzo delle corse è tariffato. In questo caso non si è voluto liberalizzare il prezzo. Si è preferito agire sul loro numero, aumentandolo.
Anche in questo caso la misura non produrrà alcuna crescita. Servirà probabilmente solo a divider la torta in più fettine.
Anche per quanto riguarda le farmacie e i notai, non comprendo come la misura sia legata al PIL, visto che quantità di farmaci venduti e degli atti prodotti resterà sempre quella.
Non che non sia necessario cambiare le regole che ingiustificatamente limitano il numero di notai e farmacisti di queste categorie protette, ma mi pare che la razionalizzazione del sistema poco ha a che vedere con la crescita.
Per non infierire troppo, tralascio di criticare l’efficacia sul PIL delle misure sui benzinai e le assicurazioni che, seppure orientate alla razionalizzazione, si prestano alle medesime critiche per quanto riguarda gli effetti sulla crescita.
Le misure varate dal Governo sembrano orientate a lanciare questo messaggio: “Vedete che colpiamo anche i ricchi". State buoni, fidatevi di noi perché siamo equi. Vedete, distribuiamo sacrifici a tutti!
Altro che governo apolitico di tecnici. Temo invece che siamo alla presenza della peggiore politica, quella subdola che ti frega senza che tu te ne accorga. Bisogna ora capire nell’interesse di chi lo fa. Le attese misure della crescita ci diranno la risposta.
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