Letteratura e Grande Guerra, ecco il libro che mancava. Davvero da leggere
di Remo Castellini *(PhD, Università di Vienna)
L’approfondita monografia “I fronti della scrittura. Letteratura e Grande Guerra” di Giovannni Capecchi, professore di Letteratura italiana all’Università per Stranieri di Perugia, fornisce un quadro dettagliato ed esaustivo sulla letteratura nata dall’esperienza del primo conflitto mondiale.
Il volume, introdotto da un prospetto complessivo sulle forme, tempi e luoghi della letteratura riguardante il conflitto, prosegue approfondendone gli aspetti fondamentali, attraverso l’esame di un’ampia gamma di testi, tra i più significativi della letteratura di guerra italiana ed europea. Seguono la parte introduttiva due capitoli dedicati al periodo che precede immediatamente la guerra, il primo riguarda il “racconto dell’attesa” nell’imminenza del conflitto: “La letteratura ascolta gli scricchiolii che precedono il crollo, l’attesa già prima del 1914, asseconda, in alcuni casi, i venti bellici che iniziano a divampare fin dall’alba del nuovo secolo” (p. 38-39). Il quarto capitolo esamina le parti di testi in cui gli scrittori – soldati raccontano la loro esperienza di viaggio verso il fronte che, afferma Capecchi “è innanzi tutto un viaggio reale, che prevede uno spostamento geografico» e fisico «dalla città ai luoghi della guerra”. (p.79). L’autore sottolinea inoltre che questo viaggio ‘fisico’ rappresenta un progressivo percorso di formazione e di conoscenza verso il vero e crudele volto della guerra.
La percezione della distanza tra guerra sognata e reale è ben rappresentata nel diario di guerra di Renato Serra, testo che viene ripercorso in modo attento e puntuale nel capitolo successivo e dal qual emerge con forza la potenza espressiva, “autentica e spontanea” dell’opera, scritta dal poeta durante i quattordici giorni vissuti in prima linea. Il volume prosegue con l´interessante ed originale analisi dei testi di Valentino Coda, Giuseppe Personeni, Ardengo Soffici e Arturo Stanghellini, dei quali vengono messe in risalto le differenze di classificazione tra i generi della letteratura di guerra, le diversità riguardanti gli aspetti formali e la distinzione inerente l’‘arco cronologico intercorso tra scrittura e pubblicazione dell’opera.
Un’analisi attenta è quindi dedicata ai racconti e alle memorie di chi ha vissuto la dura esperienza della prigionia nel corso della guerra. Nel capitolo dedicato a questo aspetto si riscontrano alcune costanti, come quelle dei racconti della cattura e del viaggio verso la prigiona, verso un luogo ignoto che divide «strade e destini» e che «chiude una fase della vita, fa calare il sipario sulla guerra combattuta in trincea, segna uno spartiacque nell’esperienza bellica» (p. 135).
Il professor Capecchi esamina poi il motivo della pace e del ritorno a casa e quindi del ritorno sui luoghi di guerra. Ritorno è senza dubbio la parola centrale di questo capitolo ed è legata ai sentimenti di delusione e disorientamento testimoniati dagli scrittori dopo la conclusione del conflitto.
Nella parte successiva l’autore affronta la questione della scrittura e della riscrittura del testo. Il testo si sofferma, attraverso l’analisi di casi emblematici, sulle fasi dello sviluppo delle opere nel corso degli anni, dalla prima stesura alle successive riscritture e riedizioni.
In tutto lo studio monografico è sempre presente il confronto con le altre letterature europee ‘coinvolte’ nel conflitto e vengono colte le analogie che queste hanno con quella italiana, grazie all’ampio sguardo che il professor Capecchi rivolge a tutti “i fronti della scrittura” riguardante il conflitto. Non solo va oltre confini e trincee per redigere il quadro complessivo della letteratura europea della Grande Guerra, ma conferisce anche un più ampio respiro e nuovi spunti di riflessione su molti degli aspetti essenziali presenti nelle opere italiane che trattano l’esperienza bellica. Vale la pena citare solo alcuni degli autori presi in considerazione: il polacco Józef Wittlin, il rumeno Liviu Rebreanu, i tedeschi Ernest Juenger e Erich Maria Remarque, i francesi Henri Barbusse e Gabriele Chevallier, gli austriaci Fritz Weber e Luis Trenker e lo sloveno Prežihov Voranc.
Il volume si conclude con il confronto e la ricerca di ‘connessioni’ tra letteratura di trincea che caratterizza il primo conflitto con la letteratura nata dall’esperienza di ‘guerra civile’ che ha caratterizzato la vicenda italiana nella seconda guerra mondiale. Quest’ultima infatti per l’autore si caratterizza rispetto al primo conflitto sia “per una geografia più estesa”, sia perché riguardò, oltre all’impiego degli eserciti, anche la popolazione civile. Per il professor Capecchi si tratta di “Guerra civile” “perché coinvolge, su fronti opposti, gli italiani. Anche se occorre ricordare che non manca chi adopera l’aggettivo ‘civile’ in un senso più ampio, partendo dal principio della fratellanza tra tutti gli uomini» (p. 235).
Il volume merita di essere letto e studiato perché affronta in maniera meticolosa e coerente aspetti e tematiche essenziali della produzione letteraria della prima guerra mondiale e rappresenta uno studio monografico imprescindibile per orientarsi nel vasto e diversificato quadro della letteratura (italiana ed europea) nata dall’esperienza della Grande Guerra.
L’AUTORE:
GIOVANNI CAPECCHI: è Professore associato di Letteratura italiana all’Università per stranieri di Perugia. Si occupa prevalentemente di letteratura e cultura dell’Otto e Novecento. Tra i suoi volumi: Lo scrittore come cartografo. Saggio su Marcello Venturi (2007), Lo straniero nemico e fratello. Letteratura e Grande Guerra (2013), Le ombre della patria. Capitoli ottocenteschi tra Foscolo e Carducci (2015).
SCHEDA DEL LIBRO:
I fronti della scrittura. Letteratura e grande guerra
Autore: Giovanni Capecchi
Editore: Unicopli
Collana: Biblioteca di storia contemporanea
Anno edizione: 2017
Pagine: 249 p., Brossura
EAN: 9788840019345
Tra i numerosi volumi dedicati alla Grande Guerra è mancata – fino a questo libro – una monografia che, in maniera approfondita ma al tempo stesso sintetica, tracciasse un quadro complessivo della letteratura nata dal conflitto. Dopo le pagine introduttive riguardanti le forme, i tempi e i luoghi delle scritture di guerra, i capitoli successivi si concentrano sul racconto dei mesi della vigilia (su come il 1914 viene descritto nella narrativa italiana e sui poeti che – nell’anno della neutralità e in mezzo al coro interventista – rimasero perplessi o silenziosi), sul viaggio verso il fronte e verso la scoperta del vero volto della guerra, su alcuni importanti testi letterari legati all’esperienza della trincea, sul racconto della prigionia nei campi dell’Impero austro-ungarico, sul ritorno a casa – costantemente accompagnato da delusione e disorientamento. Non senza affrontare la questione di come nascano e si trasformino i testi, aprire lo sguardo sulla letteratura europea nata dal conflitto e proporre un conclusivo “sfondamento” temporale capace di legare – e di confrontare – la letteratura nata nella Grande Guerra con quella legata al secondo conflitto mondiale.
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