da un post pubblicato su Facebook da Leonardo Caponi
DAL VOSTRO INVIATO A LAMPEDUSA
Dalla terrazza del mio albergo sulla spiaggia della Guitgia ho davanti agli occhi, in lontananza nella rada prospiciente il Porto Vecchio, l'enorme battello delle Grandi Navi Veloci, noleggiato dal governo italiano per liberare i Centri di accoglienza (mi viene sempre detto centri di detenzione) e portare altrove i circa 1200 immigrati arrivati dall'Africa via mare. Le operazioni di trasferimento sulla nave, che in un angolo riparato non si vedono e, mi dicono, avvengono con motovedette che fanno la spola da terra, dovrebbero essere giá a buon punto o addirittura concluse. Sotto l'albergo ci sono tre furgoni di Polizia, Carabinieri e Finanza i cui agenti da due giorni hanno preso, molto discretamente, alloggio nello stesso albergo. Due volte oggi sono passati nel cielo elicotteri militari. Questo é tutto quello che possono vedere, se ci prestano attenzione, poche centinaia di turisti delle migliaia che popolano l'isola. La grande maggioranza non si sono accorti di niente. Come sempre. L'immagine di un'isola invasa e sconvolta dagli immigrati é assolutamente falsa. Tra l'altro questi sono giorni particolari. In tempi di "normalitá" i turisti e gli isolani sanno che Lampedusa é piena di immigrati perché lo dice la televisione. Ieri abbiamo fatto un giro in macchina e, casualmente, siamo passati davanti a un piccolo centro di accoglienza gestito da un'opera religiosa. Un grande cancello, presidiato dalla polizia impedisce qualsiasi vista. Ho vanamente cercato quelli statali, ma tutti mi hanno detto che non si possono vedere. Lampedusa é lo specchio di questa Italia e delle sue leggende metropolitane. Gli isolani ce l'hanno col mondo intero e mescolano la protesta per gli sbarchi, per gli immigrati che portano le malattie (come se sono segregati?) e che terrebbero lontani i turisti, con quella per l'isolamento geografico, per il covid e per di tutto un pò. Hanno anche ragione, ma farebbero bene a rendersi conto che il principale ostacolo al turismo non sono gli immigrati, ma gli inaccessibili costi di una vacanza quaggiù
 

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