Legge bavaglio - A rischio chiusura anche Wikipedia
PERUGIA - «Con le norme del ddl intercettazioni non esisteremo più. Sarebbe un'inaccettabile limitazione della libertà e indipendenza». Da ieri sera questa scritta appare a chiunque, da qualunque pagina, tenti di consultare Wikipedia. L'enciclopedia libera on line, nella sua versione italiana, si è autosospesa per protesta contro il bavaglio governativo.
E intanto sul ddl si infrange anche il tentativo di mediazione della maggioranza. La proposta, contenuta in un emendamento alla legge che questa mattina comincia il suo percorso in aula alla camera, è quella di vietare del tutto la pubblicabilità degli atti d'indagine fino all'udienza filtro. Che viene mantenuta: in quella sede un giudice nel contraddittorio tra le parti decide quali intercettazioni sono pertinenti all'inchiesta e quali vanno invece distrutte. L'ulteriore divieto non incontra il favore del Terzo polo, al contrario di quanto sperato dai deputati del Pdl che seguono il provvedimento per conto di Nicolò Ghedini, Manlio Contento e Enrico Costa. La presidente della commissione giustizia Giulia Bongiorno - reduce dal successo nel processo Kercher a Perugia - ieri pomeriggio ha avvertito il Pdl che «bisogna rispettare l'accordo» che aveva portato ad approvare l'attuale testo sulle intercettazioni in commissione più di un anno fa. «Non mi sento di essere la relatrice di un testo che comporta un black out», ha detto. A questo punto introdurre «pezzi» della legge Mastella «è un obbrobrio»
Dunque Bongiorno è pronta a dimettersi se il Pdl dovesse decidere di andare avanti, magari ponendo la questione di fiducia. Non questa settimana, però, visto che ieri la conferenza dei capigruppo ha deciso di dare almeno un'altra settimana alla legge sulle intercettazioni che dopo la discussione delle pregiudiziali oggi e un primo esame degli emendamenti domani tornerà in aula mercoledì 12 ottobre. L'ulteriore stretta alla pubblicazione dei verbali che secondo il Pdl poteva tentare l'Udc ha invece irritato il Terzo polo, sono stati soprattutto i finiani a far passare la linea di chiusura tra i centristi. Che però con l'Udc Rao hanno voluto offrire un segnale di disponibilità ritirando la pregiudiziale di incostituzionalità che avevano depositato e annunciando voto di astensione sulle altre del Pd e dell'Idv. Mossa tattica dalle ricadute nulle, perché la maggioranza ha i numeri per respingere comunque questi primi ostacoli alla legge. Più significativo è che i centristi abbiano deciso di respingere «qualsiasi tentativo di restringere ulteriormente il diritto all'informazione, anche vietando la ricostruzione dei contenuti delle ordinanze di misure cautelari». Certo, il terzo polo, «non sostiene la pubblicazione delle intercettazioni in qualsiasi momento» e riconosce che c'è bisogno di una nuova legge. Ma con qualche modifica al testo, visto che c'è da superare l'obbligo di rettifica che può annichilire i blog e anche la previsione di un giudice collegiale per l'udienza che, senza «risorse al sistema giustizia», finirebbe col paralizzare il sistema.
Ancora più netta l'opposizione di Idv e Pd. Secondo la democratica Ferranti «estendere il divieto di pubblicazione delle intercettazioni anche a quelle che hanno già superato il vaglio di rilevanza e pertinenza del gip e che sono riportate nelle ordinanze» «è un'inammissibile violazione del diritto di cronaca». Le opposizioni cercheranno di rallentare il provvedimento ma non potranno ricorrere all'ostruzionismo visti i tempi contingentati.
La Federazione nazionale della stampa ha indetto un altro sit-in di protesta contro la «legge bavaglio» per oggi pomeriggio, sempre in piazza del Pantheon a Roma.
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