Il 22 maggio del 1978 il Parlamento Italiano promulgò la legge 194, per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria di gravidanza. Una legge fortemente voluta dalle donne, che seppero costruire reti e alleanze per portare a termine l'obiettivo prefissato: arrivare ad una norma che parlasse di libertà, di diritti, ma anche di salute e di vita. Grazie infatti alla 194 molte donne sono state salvate dalla morte e dalla vergogna della clandestinità.

Oggi però questa norma di civiltà, conquista del movimento delle donne del nostro paese, viene pesantemente e assiduamente messa in discussione. Da ultimo, in questi giorni sono apparsi nelle vie di alcune città dell'Umbria manifesti anti aborto. Manifesti che abbiamo chiesto subito di rimuovere, perché in chiaro contrasto con una legge dello Stato, ma che sono stati oscurati solo dal sindaco di Magione, Giacomo Chiodini, al quale va il nostro apprezzamento per questa decisione (peraltro già assunta da altri sindaci d'Italia). Una scelta giusta, che vuole difendere - lo ripetiamo - una legge dello Stato e attraverso di essa la libertà di scelta delle donne.

Perché ormai è chiaro, è la libertà delle donne a far paura e per questo ad essere colpita costantemente con violenza inaudita. 

A due giorni dal quarantesimo anniversario della legge 194 rivendichiamo non solo la sua applicazione, ma la sua estensione e per questo rinnoviamo la richiesta  già fatta alla Regione dell'Umbria di rafforzare i consultori e i servizi collegati, di assumere medici e operatori sanitari non obiettori, di garantire l'aborto farmacologico in tutto il territorio regionale.

Vanda Scarpelli - segreteria Cgil Perugia

Elvia Ricci - Coordinamento donne Spi Cgil Perugia

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