TERNI - Il 22 maggio 1978 viene approvata la legge “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza”: la Legge 194.

Prima l'interruzione della gravidanza era clandestina, un reato penale che produceva sofferenze, paure, galera e morte. L’aborto era un’industria fiorente costruita sul corpo di milioni di donne. La quotidianità dell’aborto era fatta di silenzi, di umiliazioni, di pratiche mediche rischiose e di geografie della clandestinità: lunghi viaggi in luoghi improvvisati ma rispondenti a sistemi di interessi che, sulla disperazione delle donne, hanno costruito solide fortune. Pur nell’uguaglianza dell’esperienza dell’aborto le rotte della clandestinità ricalcavano la geografia di classe: più si era poveri e più si era a rischio di galera o di morte; più si era ricchi e più si poteva accedere a laboratori specialistici o a viaggi in altri Stati.

Il movimento femminista e di liberazione della donna degli anni ’60 e ’70 ruppe il velo di omertà e portò alla luce la realtà. La lotta contro il patriarcato e per la libertà di scelta portò alla ribalta il corpo femminile, prima come scoperta e poi come riappropriazione. La L. 194 rappresenta più di una legge sull’interruzione della gravidanza, è una legge egualitaria a tutela delle donne e che sancisce la libertà della soggettività femminile attraverso l’autodeterminazione del proprio corpo: la soggettività femminile irrompe nella dimensione pubblica.

Cosa rimane della L. 194 oggi? La sua impostazione, ma svuotata dai contenuti.

I Consultori famigliari, cardini della riforma per la loro funzione di assistenza e d’informazione, sono diminuiti di numero e i sopravvissuti operano con grande difficoltà per carenze di risorse umane e finanziarie. In quarant’anni non esiste nelle scuole un corso di educazione sessuale che educhi i ragazzi/e non solo alla prevenzione, ma ad un corretto rapporto relazionale fra uomo e donna. Oggi i casi di violenza sulle donne, principalmente in ambito familiare, fino al femminicidio sono tragicamente in aumento. Il paradosso dei medici obiettori che rende praticamente inapplicabile la legge. Il paradosso di una legge dello Stato che contiene in se il meccanismo per la sua inapplicabilità. Perché la stessa possibilità non viene riconosciuta in altri ambiti, per esempio, all’Esercito Italiano? Una Legge costantemente sotto attacco dalla Chiesa e dalla destra. Tentativi di abrogazione che mascherano la volontà politica e culturale di riportare la donna nella sfera del privato, sotto il controllo paterno del padre, del marito, della Chiesa e dello Stato.

La conseguenza di tutto questo è il ritorno dell’aborto clandestino. Nella relazione al parlamento si cita una stima di 15/20mila aborti illegali, stima per difetto per ammissione del ministero. Dopo quarant’anni ritorna la geografia degli aborti clandestini con il loro carico di paure, sofferenze e morti. Ma nessuno ne parla. In questo scenario ciò che sta accadendo a Roma, già grave di per se, acquista un valore e un significato drammatico. La Giunta Capitolina (M5s) vuole sgomberare la Casa Internazionale delle Donne colpendo così non solo il movimento femminista, ma un presidio sociale, sanitario e culturale fondamentale per Roma, gestito da donne, e punto di riferimento per tutte le donne in stato di emergenza: un presidio contro le nuove rotte della clandestinità. Sul corpo della donna, dopo quarant’anni, ancora si giocano partire di potere e di dominio. Ancora assistiamo alla sua mercificazione da parte della morale, del mercato e delle politica.

Nel 2018 la maternità può essere considerata realmente una scelta della donna? Oppure la precarietà, lo sfruttamento, lo stato della sanità, il debito pubblico, la morale e la politica decidono ancora per la donna?

Contro le nuove rotte della clandestinità e per l’autodeterminazione delle donne Potere al Popolo il 22 maggio, al grido di “DECIDIAMO NOI!”, rivendica: l’abrogazione dell’art. 9 della L. 194/78 sull’obiezione di coscienza dei medici; maggiori risorse per i consultori e per i centri antiviolenza; salvaguardia, attraverso percorsi agevolati, delle esperienze come la Casa Interazionale delle Donne; introduzione dell’educazione sessuale nelle scuole.

A sostegno di queste rivendicazioni e per il quarantennale della legge Potere al Popolo organizza una tavola rotonda, con apericena, dal titolo “La maternità nel 2018 può essere considerata realmente una scelta delle donne?”. Intervengono: Nuntia Parra (Avvocatessa del Lavoro), Mariassunta Pucciatti (Ginecologa), Elisa Giovenali (Psicologa). L’iniziativa si svolgerà martedì 22 maggio dalle ore 19:00 presso il  CSA Cimarelli.

Ricordiamo, inoltre, l’iniziativa organizzata dalla Casa delle Donne – Terni alle ore 17:00 dal titolo “40 anni di 194”.

Condividi