Potenziare le filiere di riciclo, capisaldi dell'economia circolare

 

Con il documento “Umbria Circolare – osservazioni e controproposte al PRGIR dell’Umbria”, presentato questa mattina in una conferenza stampa congiunta, CGIL Umbria e Legambiente Umbria ribadiscono e integrano le osservazioni presentate alla Regione Umbria nell’ambito della procedura di VAS (valutazione ambientale strategica) prevista dall’iter di approvazione del piano.

 

“Il documento vuole essere un contributo per riaffermare la necessità di consolidare un modello di sviluppo sostenibile nella gestione dei rifiuti, dando seguito alla costruzione di una reale economia circolare, già avviata in Umbria e che va rafforzata e non mortificata - hanno affermato Maurizio Zara, presidente di Legambiente Umbria e Gianni Fiorucci  segretario regionale CGIL -  Va bloccata innanzitutto la scelta sbagliata della Giunta regionale di realizzare un inceneritore nella nostra regione. Una scelta semplicistica, costosa, impattante e che condizionerebbe negativamente il sistema per i prossimi 20 anni”.

 

Sostenibilità e efficiente raccolta domiciliare

Un modello incentrato sulla sostenibilità, attraverso un’efficiente raccolta domiciliare estesa a tutto il territorio regionale, l’introduzione della tariffa puntuale e lo sviluppo dell’economia circolare (incentivando ecodesign, riduzione a monte, riuso e  riciclo dei rifiuti differenziati) è invece quello che chiedono le due organizzazioni.

Infatti, solo una gestione dei rifiuti sostenibile e circolare offre nuove opportunità di lavoro, garantisce l’efficienza della spesa pubblica e assicura il recupero di materia. Proprio oggi che le materie prime scarseggiano e registrano costi sempre in aumento.

 

Le scelte della Giunta regionale umbra contenute nella proposta di piano del PRGIR appaiono alle due organizzazioni come l’ennesimo atto privo di visione ambiziosa e di prospettiva. Lo dimostra il fatto che il piano è completamente slegato dagli altri atti di programmazione, come ad esempio i programmi europei o il piano energetico regionale, che, in piena emergenza energetica e climatica e nonostante gli impegni della Giunta, non ha ancora visto la luce.

 

“La Giunta rinuncia palesemente a voler contribuire alla transizione ecologica dell’Umbria e si concentra nel “risolvere” la questione complessa della gestione rifiuti con la soluzione semplice dell’incenerimento – hanno aggiunto Maurizio Zara e Gianni Fiorucci - senza però averne la reale necessità, in termini quantitativi, rinunciando di fatto a proseguire il percorso di crescita della differenziata e del riciclo che pure alcuni ambiti territoriali umbri avevano intrapreso anche con discreto successo”. 

 

Dalla coda e non dalla testa

Ancora una volta si parte dalla coda e non dalla testa, senza rispettare la gerarchia europea dei rifiuti, che stabilisce che prima di definire lo smaltimento della parte residua, si dovrebbero programmare prevenzione, riciclo e pretrattamento, pianificando come chiudere i cicli delle diverse filiere dei materiali, ponendo attenzione a tutte le fasi, in modo da rendere più sostenibile ed economicamente efficiente la gestione rifiuti umbra.

 

Così facendo, ci si accorgerebbe che in Umbria non ci sarebbero le quantità minime per alimentare un inceneritore da 160.000 tonnellate all’anno, a meno che non si compiano volutamente e colpevolmente passi indietro sulla strada virtuosa dell’economia circolare.

 

“Questa volontà di riportarci indietro, o quantomeno di non voler andare avanti, la si vede bene con gli obiettivi fissati nel piano: raccolta differenziata al 75% e indici di riciclo al 65% da realizzare tra 8 o 13 anni – hanno osservato i due rappresentanti umbri - sono obbiettivi che potevano forse andare bene 10 anni fa e che per molti territori nazionali grandi quanto l’Umbria sono realtà già conquistate da diversi anni”.

 

Un Piano che non raccoglie le sfide della decarbonizzazione e dell’economia circolare

Scelte, quelle della Giunta, che appaiono completamente inadeguate ad affrontare le sfide della decarbonizzazione e della circolarità dell’economia.

La maggior parte delle regioni italiane, infatti, pianifica obiettivi vicini all’85% di raccolta differenziata, da raggiungere nei prossimi 5-7 anni. Processi essenziali per aumentare le percentuali di riciclo effettivo e per ridurre il più possibile le tonnellate di rifiuti indifferenziati da smaltire. Alcuni territori in Italia hanno già raggiunto e superato perfino questi obbiettivi.

 

C’è da chiedersi con quale logica la giunta regionale preadotti questo piano e nello stesso tempo pianifichi investimenti nei programmi europei e nel PNRR per realizzare impianti innovativi di economia circolare. Sembrano ignorare che se questi progetti fossero realizzati compiutamente si ridurrebbero notevolmente proprio i rifiuti indifferenziati, e a regime potrebbero mettere in crisi le quantità di rifiuti necessarie a giustificare l’inceneritore.

Questo Piano umbro prevede anche una modesta riduzione annuale della produzione di rifiuti regionale (-0,4%), più bassa della media del decennio precedente, dove è stata mediamente dell’1,6%.

 

L’economia circolare è il futuro dell’Umbria

“Solo un modello e un PRGIR basato sull’economia circolare può garantire all’Umbria un futuro sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale ed economico – hanno concluso Legambiente e CGIL. È necessario creare le condizioni affinché la governance regionale ed il sistema d’impresa che ne consegue, possano integrarsi in una multi-utility regionale con una chiara impronta pubblica, in grado di poter investire in ricerca e innovazione accrescendo le opportunità occupazionali e la propria forza nel mercato, mercato che si caratterizzerà sempre più nella sostenibilità. Auspichiamo ancora che questa nostra proposta possa essere utile ad aprire un confronto reale, partecipato, non come quello di facciata che ha fatto fino ad ora la Giunta regionale, per far emergere in maniera trasparente gli interessi in campo e valutare collettivamente le scelte da compiere”.

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