Nucleare/ Legambiente: L'86.9% è contrario al suo sviluppo nella propria regione
In tanti, da tutt'Italia, hanno partecipato oggi alla manifestazione a Roma, da piazza della Repubblica a piazza San Giovanni, per dar voce a un'unanime sì per tutelare l'acqua pubblica e fermare il nucleare. Legambiente, promotrice, insieme a tante altre organizzazioni, dei comitati "Vota sì per fermare il nucleare" e "2 sì per l'acqua bene comune" ha voluto con la sua presenza sottolineare l'importanza di andare a votare al referendum del 12 e 13 giugno, spiegando tutte le ragioni a favore del sì.
La contrarietà degli italiani emerge anche dai risultati di un'indagine eseguita tra il 21 e il 23 marzo su mille cittadini da Lorien Consulting per il mensile di Legambiente La Nuova Ecologia. Ben l'84.3% degli intervistati è contrario allo sviluppo del nucleare in Italia, contro il 58.4% del 2010, mentre l'86.9% è contrario al suo sviluppo nella regione di residenza, contro il 66.2% dell'anno scorso. Il 77.7% del campione risulta insoddisfatto della politica energetica del governo, che dovrebbe piuttosto concentrare i suoi sforzi sulle fonti rinnovabili, quali il solare (così per il 63.8%), il fotovoltaico (46.1%) e l'eolico (41.3%) e diffondere la conoscenza di queste fonti. Il 63.8% degli intervistati attribuisce, infatti, lo scarso sviluppo delle rinnovabili alla carenza di informazioni sulla loro possibilità di utilizzo e il 57,9% sarebbe disposto a sostenerne lo sviluppo delle fonti pulite attraverso il pagamento in bolletta.
"La partecipazione alla manifestazione del 26 marzo - ha detto il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza - è la chiara dimostrazione che la maggioranza del Paese è contraria a un ritorno al nucleare e non si farà ingannare dai trucchetti dell'esecutivo, che maschera i propri intenti dietro a una sospensione di dodici mesi delle sue decisioni e dell'attivazione delle procedure per la ricerca dei siti per le centrali nucleari in Italia".
A questo proposito Legambiente chiede le immediate dimissioni dei responsabili dell'Agenzia per la sicurezza nucleare italiana - a partire dal presidente Umberto Veronesi - che oltre a essersi rivelati assolutamente incompetenti nella valutazione del disastro nucleare giapponese, minimizzandone gravità e conseguenze, si sono comportati da veri e propri tifosi dell'atomo contravvenendo al ruolo super partes che un'Agenzia per la sicurezza dovrebbe garantire. Non si può dare per certa a priori, come l'Agenzia ha invece più volte ribadito, la sicurezza di un impianto nucleare, soprattutto in un Paese a forte rischio sismico come il nostro.
"Non è necessaria nessuna pausa di riflessione per valutare i rischi dell'energia nucleare, i costi di costruzione di nuove centrali e la mancanza, nel mondo, di depositi sicuri per le scorie - ha aggiunto Cogliati Dezza -. La moratoria al programma atomico decisa dal governo non è altro che un espediente per prendere tempo, evitare di mettere a rischio le elezioni amministrative e tentare di depotenziare il referendum. Fermare il decreto sulla localizzazione delle centrali non basta. Il nucleare va bocciato senza se e senza ma, perché non è l'energia che serve all'Italia".
L'ufficio stampa Legambiente
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