Legacoopsociali e Federsolidarietà: condividiamo l’appello di FISH Umbria
La gara dei servizi socio sanitari dell’Azienda USL Umbria 2, oltre ad essere nei fatti una gara al massimo ribasso ed a non prevedere alcun elemento in grado di premiare la qualità dei servizi e dei soggetti gestori, denota il prevalere di un approccio prestazionale ai servizi di welfare che ignora i bisogni e le esigenze dei cittadini-utenti e delle loro famiglie che, come ha denunciato la FISH Umbria, non sono state in alcun modo né ascoltate né coinvolte dalla USL Umbria 2 violando quanto stabilito dalla Convezione Onu sui diritti delle persone con disabilità che fissa l’obbligo per le istituzioni di coinvolgere le persone con disabilità e le loro famiglie in quanto titolari di diritti che devono essere garantiti attraverso i servizi e gli interventi di welfare.
“L’appalto dei servizi socio sanitari dell’Azienda USL 2 – afferma Andrea Bernardoni, Presidente di Legacoopsociali – ha reso evidente i limiti del welfare prestazionale. Condividiamo l’appello fatto da FISH Umbria e crediamo che sia necessario costruire un modello di welfare comunitario e generativo che parte dai bisogni e dalle capacità dei cittadini-utenti ed attiva le risorse presenti nei territori con l’obiettivo di promuovere l’autonomia delle persone ed il benessere collettivo della comunità”.
Legacoopsociali e Federsolidarietà condividono l’invito fatto da FISH Umbria volto ad attivare da subito un confronto sull’organizzazione dei servizi di welfare in modo da garantire a pieno di diritti delle persone con disabilità e appoggiano la proposta di attivare da subito percorsi di co-progettazione e co-programmazione dei servizi di welfare a livello regionale e locale che coinvolgano le associazioni di rappresentano le persone con disabilità e le loro famiglie, le imprese sociali e gli altri Enti del Terzo Settore.
“Per superare la logica delle prestazioni – afferma Carlo Di Somma, Presidente di Federsolidarietà – dobbiamo mettere al centro dei servizi il punto di vista degli utenti, lavorando sulla co-programmazione e co-progettazione così come disciplinati dall’Art.55 del Codice del Terzo Settore e ribadito dalla sentenza n. 131 del 2020 della Corte Costituzionale”.
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