Il tema della sicurezza è tornato di attualità negli ultimi mesi in seguito a diversi casi  di cronaca legati a decessi avvenuti sul luogo di lavoro, come quello di Luana d’Orazio,  ventiduenne deceduta lo scorso maggio mentre lavorava in un’azienda tessile in  provincia di Prato, o Laila El Harim, rimasta vittima a inizio agosto di un macchinario  in un’azienda modenese, due giorni dopo, il 5 agosto 2021, ha perso la vita un operaio  in un cantiere edile. Il 25 agosto 2021 un elettricista muore sul lavoro, cadendo da una  altezza di 15 metri, a Monteveglio in provincia di Bologna mentre stava riparando  l’impianto elettrico di un capannone e l’elenco potrebbe continuare, tanti sono morti  sul lavoro, una media di tre al giorno. L’idea di Maurizio Landini, segretario generale della CGIL “È il momento di fare investimenti seri. E serve anche una patente a punti  affinché le aziende dove ci sono troppi incidenti non continuino a partecipare alle  gare”. Per diminuire i morti sul lavoro (538 nei primi sei mesi del 2021) occorre  combattere il lavoro nero ed intensificare i controlli con adeguati investimenti ed in  prospettiva puntare sull’educazione permanente e sulla prevenzione che si crea,  innanzitutto, con l'informazione e la formazione. 

In Umbria dal primo gennaio al 31 luglio di quest’anno il lavoro ha fatto 14 vittime, dieci nella provincia di Perugia, quattro in quella di Terni. Nel 2020, l’anno  caratterizzato da mesi di lockdown totale per la pandemia, i morti sono stati undici di  cui nove nella provincia di Perugia.
La sicurezza sul lavoro è un tema che i giovani devono affrontare con la valutazione  sui rischi che incontrano a scuola nelle esercitazioni pratiche. Occorre conoscerne i rimedi per ridurli al minimo, con comportamenti e atteggiamenti responsabili e per prepararsi ad affrontare le emergenze negli ambienti lavorativi. La cultura collettiva non può prescindere dalla responsabilizzazione soggettiva, dalla  formazione, dalla conoscenza e dalla prevenzione. Le disposizioni riguardanti il  pericolo non devono essere percepite come un mero obbligo burocratico, un momento  fastidioso, ma come azione preventiva e cura della propria salute e della propria vita.  Attraverso l’educazione permanente è possibile adeguare le proprie conoscenze alla  tecnologia, ai nuovi processi, all’informatica, al mutarsi dell’ambiente di vita e di  lavoro. 
          Giacomo Talamonti

 

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