PERUGIA - Segnali  negativi si addensano sull’economia umbra. Il rapporto SVIMEZ presentato il 1 Agosto, prevede per la nostra regione un PIL a – 1,0%. Sarebbe, ove fosse confermato  nelle  stime definitive dell’ISTAT, il risultato peggiore tra tutte le regioni.

Infatti accanto all’Umbria, solo le Marche con – 0,2% e il Molise con – 0,1% hanno un segno negativo, in un quadro di aumento del PIL nazionale pari a + 1,5%. Ma non è il dato del PIL che videnzia con più chiarezza le difficoltà della nostra regione. Il dato più drammatico si chiama LAVORO sul versante quantitativo e qualitativo. Sul versante del lavoro che continua drammaticamente a mancare basta evidenziare un dato: nella nostra regione dall’inizio della crisi il tasso di disoccupazione è praticamente raddoppiato:infatti siamo passati dal 5,1%  del 2006 al 10,5% del 2017 e nel primo trimestre 2018 abbiamo toccato quota 10,8% ,con vari istituti di ricerca che prevedono un ulteriore  aumento nel prossimo periodo .

Sul versante  della qualità  del lavoro, avendo elaborato come IRES dati provenienti da ISTAT, INPS e Centri per l’Impiego, abbiamo un quadro, se possibile,ulteriormente negativo.

Infatti, esaminando i primi 3 mesi del 2018, abbiamo avuto nella nostra regione  43.571 attivazioni delle quali solo il 15,1% a tempo indeterminato.

Non solo! Le cessazioni a tempo indeterminato sono superiori alle attivazioni. Il che significa che aumenta sempre di più  il lavoro povero e precario.

Negli ultimi 12 mesi, le assunzioni a termine sono cresciute del 9,2% e quelle “stabili” sono scese del 5,2%. E non a caso nel primo trimestre 2018 l ‘occupazione umbra cala di circa 5 mila unità facendo salire il tasso di disoccupazione al 10,8% (+ 0,4% rispetto al primo trimestre 2017). E l’esigenza di tutele e di diritti per il mondo del lavoro è dimostrata dal fatto che i cosiddetti ”licenziamenti per giusta causa” sono aumentati del 45,2%.

Differenze si riscontrano tra le province di Perugia e di Terni: infatti se nel periodo  2006-2017 la disoccupazione a livello regionale è raddoppiata, prendendo in esame un periodo più ristretto, 2012-2016, si notano differenze tra le 2 province, poiché mentre nei 4 anni indicati in Umbria  l’occupazione è diminuita del 1,2%, nella provincia di Perugia si è attesta a – 1,0% , mentre nella provincia di Terni ha toccato il – 1,8%. Inoltre una recentissima ricerca di Eurostat (l’istituto ufficiale di ricerca UE) conferma le valutazioni dell’IRES.

La ricerca relativa a tutte le regioni europee, parla di un aumento dell’occupazione nell’84% dei casi, con un dato complessivo dell’aumento dell’occupazione in Europa del + 1,2%. Nel confronto 2016-2015, l’Umbria risulta avere il dato più negativo nel nostro Paese con una riduzione pari a – 1,52%. Ed Eurostat ha preso in esame solo il dato quantitativo, per quanto riguarda la  qualità del lavoro, i dati che abbiamo indicato prima sono estremamente eloquenti.

Questa situazione non si contrasta con la precarietà, e nemmeno con i bassi salari. Il recente rapporto annuale dell’INPS ci dice che la media dei salari nel  settore privato in  Umbria è del 13% inferiore alla media nazionale.

In questo quadro in cui (lo dicono i dati) non cresce l’occupazione (che anzi cala), la produttività è ferma, i salari sono sempre più bassi, esplode il lavoro a termine è allucinante che il Governo  abbia reintrodotto i voucher!

MARIO BRAVI

Presidente IRES CGIL Umbria

Condividi