"Qui non ci sono due vertenze separate, qui ci sono centinaia di lavoratori e di famiglie di uno stesso territorio ai quali stanno togliendo il lavoro. Dobbiamo lottare insieme per far sì che chi ci governa difenda le nostre fabbriche e il nostro futuro". È stata una pagina di solidarietà davvero bella quella scritta oggi, martedì 24 novembre, dai lavoratori della Sangemini-Amerino e da quelli della Treofan, aziende della provincia di Terni distanti tra loro solo pochi chilometri. I primi sono in sciopero da due giorni, per difendere gli 86 posti di lavoro messi seriamente a rischio dalla proprietà, il gruppo Ami della famiglia Pessina. Stamattina hanno caricato in macchina alcune casse di quell’acqua che vogliono continuare a produrre e l’hanno portata ai cancelli della Treofan, per la quale la multinazionale Jindal ha annunciato la chiusura. I lavoratori dell'azienda chimica sono usciti tra gli applausi dei loro colleghi e si sono stretti in un abbraccio, purtroppo solo virtuale, per il rigoroso rispetto delle regole di sicurezza per il Covid. “Dobbiamo unire le nostre lotte - hanno detto i rappresentanti delle due Rsu - perché qui in gioco c’è un intero territorio e due fabbriche che ne hanno fatto la storia. E allora tutta l’Umbria deve capire che si sta decidendo un pezzo del suo futuro e fare pressione insieme a noi su chi deve imporsi a livello istituzionale, per impedire questo vero e proprio saccheggio”. 
Sempre in mattinata, dopo l’incontro ai cancelli della Treofan, i sindacati Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil dell’Umbria, insieme alla Rsu di Sangemini-Amerrino hanno incontrato il prefetto di Terni per chiedere di sollecitare nuovamente il governo a convocare un nuovo tavolo con la proprietà, per scongiurare l’ipotesi di un piano concordatario lacrime e sangue per i siti umbri. 
 

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