di Dino Greco

 

Bisognerà cominciare a tenerne conto: Grillo è Grillo, il M5S (cioè i 163 parlamentari eletti) un’altra cosa, e gli 8 milioni e 400 mila cittadini che li hanno votati per cambiare radicalmente le cose, un’altra ancora.
Colui che ora vuole cacciare i “traditori”, quei senatori 5Stelle che hanno commesso l’orrenda colpa di votare per l’ex procuratore nazionale antimafia piuttosto che lasciare passare uno che nella lotta alle cosche milita dalla parte opposta della barricata, sta dando di sé una pessima immagine e rischia di provocare un effetto boomerang di cui non sembra capace di valutare proporzioni e conseguenze.

 

Cosa succederà se Grillo, l’”epuratore”, butterà via l’occasione che ora e forse mai più si offre al movimento? se incatenerà i “suoi”, se neutralizzerà il potenziale di rinnovamento che è nelle cose e nei rapporti di forza che si sono determinati? se opererà in modo da rendere inevitabile il ritorno immediato alle urne? A Grillo e al suo mentore sembra proprio non importare nulla. Perché per lui tutto e tutti pari sono. “Tutti a casa” vuol dire proprio e soltanto “tutti a casa”. Meno i suoi fedeli, inquadrati come in una setta, che passando di elezione in elezione dovrebbero – nelle intenzioni del capo – conquistare la maggioranza assoluta. E il potere assoluto, amministrato dalla diarchia con lo scettro del comando.

 

Grillo investe su un governo fra Pd e Pdl, comunque camuffato, per alimentare il suo disegno totalitario. “Tanto peggio, tanto meglio” è la sua linea politica: un’eventualità sciagurata, per l’Italia, per i lavoratori, per quanti stanno pagando drammaticamente la crisi.
Conti sbagliati, oltre che pericolosi. Perché i molti, i moltissimi che hanno consegnato il proprio voto al movimento come atto di rottura, per provocare una svolta, qui e subito, potrebbero scoprire l’inutilità della propria scelta, proprio nel momento in cui l’”apriscatole” potrebbe esprimersi con il massimo dell’efficacia. Costoro potrebbero allora revocare – piuttosto che consolidare – quel consenso, una volta costretti a tornare alle urne.
A quel punto, i rischi per la democrazia sarebbero davvero grandi. E lo spettro di Weimar comincerebbe davvero a materializzarsi.

 

Proviamo invece ad immaginare un altro scenario, quello che potrebbe aprirsi se il M5S decidesse di togliersi dalla finestra e mettersi in gioco quando, nei prossimi giorni, Bersani riceverà dal Capo dello Stato l’incarico, presumibilmente “esplorativo”, per la formazione del governo.
Proviamo ad immaginare cosa accadrebbe se i parlamentari a 5stelle alzassero il prezzo (quello politico, ovviamente) di una qualche forma di sostegno ad un governo di minoranza del Pd. Per esempio, chiedendo ai democrat di rivedere la scelta sulla Tav: sicuri che quel buco osceno, dispendioso e inutile, sarebbe preferito all’incancrenirsi di una crisi politica e istituzionale dall’esito potenzialmente catastrofico?
Credo che, per lo meno, si aprirebbe in quelle file una discussione davvero seria, quale che ne sia l’esito.

 

Allora l’apriscatole svolgerebbe davvero, non per finta, una funzione rivoluzionaria: spazzare via Berlusconi, risorto dall’uveite con quei lugubri occhiali neri (più la caricatura di Augusto Pinochet che non – come dice Crozza – quella di Steve Wonder); archiviare quell’alleanza del Pd con Monti, che prima delle elezioni pareva un esito scontato; sconfiggere chi nel Pd (e, non di meno, al vertice delle istituzioni) pensava (pensa) di rilanciare un governo delle “larghe intese”; creare inedite condizioni per un ulteriore spostamento degli equilibri politici da tempo succubi della cultura e del paradigma economico-sociale liberista.

 

Questa è la chance vera che si presenta e che il M5S dovrà nei prossimi giorni cogliere o fare cadere. Decidendo, in tempi terribilmente brevi, se capitalizzare il successo conseguito, se trasformarsi in una vera forza politica, dotata di un progetto e di una capacità di iniziativa, oppure rinculare in uno sterile Aventino protestatario ( che per altro si annuncia già affollato). Ipotesi, quest’ultima, per la quale Berlusconi, Monti e la Destra stanno oggi facendo novene.

 

Fonte: liberazione.it

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