di Mirko Nucci, Responsabile Servizio Acqua – Arpa Umbria

Le scarse precipitazioni che hanno caratterizzato l’ultimo quadrimestre (dicembre 2018-marzo 2019) hanno innescato una serie di interrogativi sul prossimo periodo estivo, che sarà probabilmente interessato da una nuova crisi idrica. Fermo restando che qualsiasi considerazione effettuata ora potrebbe essere facilmente smentita dall’andamento meteoclimatico dei prossimi mesi, proviamo a dare alcune informazioni importanti per comprendere lo stato attuale delle risorse idriche umbre, utilizzando i dati acquisiti dalla rete regionale in continuo delle acque sotterranee, costituita da 60 stazioni di monitoraggio (48 livelli di falda e 12 sorgenti) distribuite sul territorio regionale. 

Analizziamo lo stato in cui versano i sistemi idrogeologici umbri con un metodo parametrico già utilizzato in precedenti valutazioni, operando un confronto statistico tra l’ultimo dato disponibile (29 marzo 2019) e i dati omologhi pregressi, vale a dire i dati rilevati nei giorni 29 marzo degli anni precedenti. Attualmente, il 78% dei livelli di falda rilevati dalla rete si colloca al di sotto della media degli omologhi pregressi mentre le portate sorgive si collocano totalmente al di sotto di tale media. La situazione attuale, quindi, è fortemente deficitaria rispetto all’andamento medio riscontrato negli ultimi 20 anni.

Il livello di gravità del deficit attuale può essere quantificato operando un confronto con i dati relativi alle crisi idriche che si sono presentate negli ultimi 15 anni, relative agli anni 2008, 2012, 2017 e 2019. Per operare il confronto, parametrizziamo i livelli di falda e le portate sorgive, assegnando i valori 4, 3, 2 e 1 all’anno di crisi, in funzione dell’ordine di gravità riscontrato nell’esame degli omologhi pregressi. Sommando i valori ottenuti in tutti i punti della rete, abbiamo un quadro complessivo che, con le dovute approssimazioni logiche ed analitiche, definisce l’impatto sulle acque sotterranee della crisi attuale rispetto alle crisi pregresse.

Ovviamente, il metodo adottato offre una stima puramente qualitativa e i punteggi ottenuti negli anni di crisi non rispettano il criterio di proporzionalità. In ogni caso, la situazione attuale, per quanto deficitaria, sembra essere meno grave di quella riscontrata negli anni 2008 e 2012 e più accentuata rispetto alla crisi idrica del 2017. In conclusione, cosa dobbiamo aspettarci nella prossima estate? Ovviamente è impossibile rispondere a questa domanda, perché i fattori in gioco sono molteplici e complessi; tuttavia, se i mesi primaverili dovessero avere un decorso meteoclimatico simile a quello dei precedenti anni di crisi, è ragionevole aspettarsi un’estate certamente difficile nella gestione delle risorse idriche, senza però entrare in un contesto più grave di quelli vissuti in precedenza.

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