Le associazione sindacali Sunia, Sicet, Uniat, Unione Inquilini che sono le principale organizzazioni degli inquilini privati e degli assegnatari di edilizia pubblica, hanno tenuto una conferenza stampa nella sede della Cgil di Perugia, per denunciare le modifiche negative effettuate dal consiglio regionale sulla legge n°23 del 2003 riguardante le norme di edilizia residenziale sociale.
I sindacati denunciano il fatto che tutti i partiti presenti in consiglio regionale hanno approvato le modifiche alla precedente legge senza nessuna consultazione con le parti interessate, come previsto all’articolo 5 della legge.
Per prima cosa viene rilevato che è stato adottato un metodo antidemocratico, purtroppo già sperimentato anche in altri settori.
Inoltre giudicano grave che il provvedimento sia stato accettato dalla giunta regionale di centro sinistra dietro spinta determinante della Lega nord.
E’ estremamente negativo il fatto che per l’assegnazione delle case popolari, che avveniva secondo i bisogni sociali. Oggi, con le modifiche alla legge, siano passati all’assegnazione secondo altri criteri.
Infatti per ottenere il diritto si debbono avere cinque anni di contributi continuativi o cinque anni di residenza in Umbria.
Il reddito familiare, attestato dal modello Isee, che riguarda o il reddito da lavoro o da pensione,
non deve superare la soglia dei 10.000 euro, pertanto anche possedere una macchina che serve per andare al lavoro, fa decadere il diritto.
La modifica dei diritti di accesso è stata effettuata anche per togliere ogni confronto democratico con i Comuni sull’applicazione della legge precedente.
Attualmente il patrimonio abitativo in Umbria e di circa 7.000 abitazioni di cui 430 si debbono ristrutturare.
Secondo l’intenzione dei propositori, con questa modifica normativa, si avrebbero dovuto colpire gli stranieri, invece, di fatto, sono penalizzati gli italiani: su cento aventi diritto 80% sono concittadini e solo il 20% stranieri.
Inoltre, secondo un controllo a campione, su 112 inquilini attuali, secondo le nuove norme, 89 sarebbero già in decadenza e si tratta tutti di italiani.
Complessivamente sono state adottate modifiche completamente sbagliate sia sul piano culturale, sociale, che politico, determinando un arretramento politico della nostra regione in termini di diritti, di accoglienza, e di soddisfazione di bisogni sociali.
E’ evidente che senza un nuovo piano di investimenti in case popolari, diventa solo una guerra fra poveri che declassifica la nostra comunità regionale e non risolve la grave situazione di disagio, di povertà, di difficoltà di tanta parte della nostra gente.
E’ urgente, quindi, riaprire il confronto su questa legge e sugli investimenti abitativi, coinvolgendo tutte le parti interessate: Anci, Ater, associazione regionale delle imprese e delle cooperative di produzione o lavoro, rappresentante degli inquilini, dei proprietari, ecc.

Giuseppe Mattioli
La Sinistra per Perugia

 

 

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