ROMA - L'isola pedonale compie trent'anni. La prima, in Italia, fu creata nell'area del Colosseo, a Roma. Fu la giunta guidata dal sindaco Luigi Petroselli, a volere un'area archeologico-culturale riservata ai pedoni, che riunisse in un enclave senza soluzione di continuita' il Campidoglio, i Fori e il piu' famoso monumento della romanita'.

Nata da ''una situazione di emergenza'', come disse Petroselli presentando il progetto il 31 ottobre del 1981, e destinata a ''bloccare un processo di degrado che, in pochi decenni stava per distruggere quanto si e' conservato per secoli'', l'isola pedonale divenne poi un modo non solo per tutelare le preesistenze architettoniche, quanto piuttosto per riconsegnare aree della citta', tolte all'automobile, all'uso piu' proprio dei cittadini.

All'inizio l'idea fu accolta con sospetto, soprattutto dai negozianti delle 'isole', che temevano di vendere di meno. Poi anche questi si accorsero dei benefici, compresi quelli economici, che porta la pedonalizzazione dei centri urbani.

Secondo uno studio di Legambiente aggiornato al 2007 sono ormai 85 le citta' italiane dove sono state create isole pedonali, con una estensione media di queste ultime in crescita, che si attesta a 0,31 metri quadrati per abitante. Sette comuni (Venezia, Verbania, Lucca, Terni, Salerno, Cremona e Massa) superano la soglia di 1 metro quadro per abitante.

Tra le grandi citta', oltre al caso eccezionale di Venezia (in cui, per la sua particolare conformazione urbanistica, tutto il centro storico corrisponde ad una grande isola pedonale di oltre un milione di metri quadri), Roma ha circa 364.000 metri quadri di isole pedonali, Firenze, Torino, Napoli sono intorno alle 300.000 mq, mentre Milano si ferma a circa 120 mila, un'estensione che e' raggiunta, se non addirittura superata, da citta' ben piu' piccole, come Lucca, Terni, Salerno, Parma e Padova.

Sono, invece - sempre secondo Legambiente - una trentina le citta' in cui la superficie pedonalizzata a disposizione del singolo abitante e' ancora decisamente limitata e non raggiunge un terzo della media. Di queste 8 dichiarano di non avere istituito alcuna isola pedonale.

In occasione del trentennale dell'istituzione della prima isola pedonale, l'Automobile Club d'Italia e Legambiente hanno presentato ''La citta' ai nostri piedi'', storia e numeri delle aree urbane chiuse al traffico, sottolineando l'esigenza di affrontare in modo incisivo i problemi legati alla mobilita' e al trasporto urbano, aumentando al contempo la sicurezza e la qualita' ambientale delle citta'. In questo senso, viene ricordato come l'isola pedonale rientri tra le strategie che gli amministratori possono adottare per migliorare la mobilita' urbana.

''Se ben progettata e ben inserita, infatti, l'isola pedonale ha dimostrato di produrre effetti positivi nell'immediato e sul lungo periodo: da subito una riduzione dei livelli di smog e rumore accompagnato da una crescita del numero di utenti del trasporto pubblico e poi una miglior tutela di monumenti e patrimonio storico-artistico, una valorizzazione turistica, un generale aumento della vivibilita' cittadina''.

Aci e Legambiente, con l'occasione, hanno chiesto di attivare una authority o cabina di regia nazionale che, ''attraverso gli strumenti della programmazione e della concertazione tra le diverse componenti pubbliche e private, locali e nazionali'', indirizzi in modo uniforme le scelte e le politiche in tema di mobilita' e trasporti, monitorando gli interventi effettuati ai diversi livelli di governo del territorio.

 

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