di Elio Cl'ero Bertoldi

PERUGIA - La tela di oggi opera di Francois André Vincent (1746-1816) ricostruisce il tragico episodio storico della Roma imperiale che vide protagonisti Arria e suo marito, Aulo Cecina Peto. 
Peto fu condotto già gravemente ammalato e colpito dalla recente morte del figlio stroncato dallo stessa patologia, dalla Dalmazia a Roma, per esservi giudicato, in relazione alla sedizione del 42 d.C. capeggiata da Scriboniano. 
Emessa la condanna capitale, l’imperatore Claudio concesse all’ex console, in alternativa, la facoltà del suicidio, meno ignominioso dell’esecuzione pubblica. 
Peto esitava a compiere il gesto. Arria, allora, convinse il marito piantandosi in seno il pugnale e porgendo poi la lama al coniuge con le parole “Paete, non dolet” (Peto, non duole). 
L’episodio è riportato, con tanto di testimonianze dirette, da Plinio il Giovane nelle “Lettere” ed anche da Cassio Dione e da Tacito, quale “esempio di virtù”. 
Vincent, parigino, figlio di un miniaturista ed appartenente alla corrente dei classicisti, 
fu oscurato dalla bravura e dalla fama del suo contemporaneo Jacques Luis David. 
I due erano divisi anche dalle posizioni politiche: monarchico il primo, rivoluzionario il secondo.
Questo quadro - che risale al 1778, dopo un viaggio a Roma dell’artista che rimase  affascinato dai monumenti e dalla storia romana - è esposto al Saint Louis Art Museum.

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