di Fosco Taccini

C’è una notizia che riguarda tutti in modo globale, ma di cui praticamente nessuno ne parla: l’Amazzonia continua a bruciare. Il fumo è addirittura visibile dalla Stazione Spaziale Internazionale.

A causa della deforestazione, la foresta amazzonica nel territorio brasiliano sta perdendo una superficie equivalente a oltre tre campi da calcio al minuto. Nel mese di agosto, solo per fornire un primo dato della gravità della situazione, sono stati registrati 30mila roghi, con un incremento del 196% rispetto  allo stesso periodo dell’anno scorso. In Bolivia, nella regione di Santa Cruz, sono stati distrutti 3,5 milioni di ettari e ne hanno subito le conseguenze oltre 4.000 famiglie e innumerevoli specie. In dieci anni sono andati distrutti 300mila Km quadrati di foresta amazzonica, pari a circa l’intera superficie dell’Italia. Inoltre, sono stati abbattuti o bruciati oltre 170mila km quadrati di foresta primaria (la parte più importante per la biodiversità).

L'Amazzonia copre un territorio pari a 6,7 milioni di km quadrati (di cui il 60% in Brasile), quindi pari a  oltre un terzo della foresta pluviale rimasta nel mondo e dove è concentrata il 10 - 15% della biodiversità delle terre emerse. È doveroso segnalare che, tra i 140 e i 200 miliardi di tonnellate di carbonio vengono trattenuti dalla foresta amazzonica: le foreste pluviali svolgono, infatti, un ruolo fondamentale per contrastare il cambiamento climatico e senza la loro presenza rischiamo di perdere fra il 17 e il 20% di risorse di acqua per la Terra.

Gli incendi stanno minacciando la sopravvivenza di 265 specie già a rischio, 180 specie animali e 85 specie vegetali.

È necessaria, pertanto, una forte pressione politica da parte della comunità internazionale per il futuro dell’Amazzonia. E assistenza e sostegno alle comunità locali per ridurre gli impatti dell’emergenza e contrastare con efficacia gli incendi nelle aree più vulnerabili. Infine, se l’Amazzonia continuerà  a bruciare si avranno gravi conseguenze per il clima del Pianeta con un aggravamento ulteriore della crisi climatica e la violazione sempre più marcata dei diritti umani.

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