"Io ho frequentato per anni la curva dello stadio di Perugia e questo mi ha aiutato a vivere il calcio nel modo giusto. 
Spesso le curve sono considerate solo luoghi di violenza, invece non è così. Fra gli ultras c'è grande sensibilità per la tecnica e per la giocata di classe, molto più di quanto accada in tribuna. In curva si apprezzano i calciatori che danno tutto in campo e per i giocatori è impossibile bluffare.
Ovviamente, questo discorso vale per i tifosi veri, non certo per i teppisti. 
È stato mio padre a portarmi a vedere il Perugia fin da quando ero bambino. Andavamo lungo il Tevere armati di coltello e seghetto, a scegliere le canne di bambù con cui facevamo le aste per gli striscioni. Poi tutta la settimana lavoravamo in cantina per inventarci delle frasi spiritose, preparare striscioni e bandiere con nastri di plastica colorata. 
Mi ricordo che al derby con la Ternana ne portai uno di cui ero molto fiero: "Urban e Traini morte ai cugini". Urban e Traini erano giocatori del Perugia di allora. Ma il più bello l'aveva pensato un mio amico, e diceva "Sbrana Grifo, Sbrana". Ne ero quasi invidioso. 
Poi la domenica partivamo in Cinquecento, con le aste degli striscioni che uscivano dal tettuccio apribile, e ci piazzavamo in curva. Eravamo praticamente i primi ultras, in mezzo a tifosi e sportivi in giacca e cravatta".

 

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