di Fosco Taccini

Le parole e l’inchiostro di cui sono fatte non sono dei semplici segni sistematicamente disposti per comporre, in modo comprensibile, le pagine di un libro. Sono molto di più. Sono pensieri, aspirazioni, studi, ricerche, ragionamenti e, a volte, sogni condivisi con ogni persona. Una volta lette e assimilate, il lettore le può trasmettere ad altri, rielaborare, criticare, o più semplicemente custodirle in qualche cassetto della memoria.
Per questa ragione, e per molte altre – ognuno ne può individuare una propria – al tempo del Coronavirus (Covid-19) riprendono le attività di ‘Dibattiti d’autore’ con la pubblicazione di una serie di interviste. ‘Dibattiti d’autore’ (format nato nella cornice del Forum della Sinistra) affronterà, in questa fase, tematiche specifiche, ogni volta differenti ma con l’obiettivo di ricostruire una modalità di pensiero e azione completamente rigenerata. L’intento è quello di fornire nuovi strumenti di analisi alla cassetta degli attrezzi per una nuova elaborazione politica e culturale.

Apriamo questa serie di interviste con Maurizio de Giovanni, che ringrazio per la sua disponibilità.

Ciao Maurizio, saresti dovuto essere tra gli ospiti di Dibattiti d’autore per presentare il tuo ultimo lavoro: ‘Nozze per i Bastardi di Pizzofalcone’. Nell’attesa ci ritroviamo in questo contesto per affrontare, in modo telematico, il dibattito che si sarebbe dovuto svolgere in quella sede.

La squadra del commissariato di Pizzofalcone è composta da poliziotti segnati dalla vita, alla ricerca di un futuro migliore e diverso. Un po’ come tutti noi in questa fase.
E’ proprio così. La caratteristica principale dei Bastardi è la ferita, una personale privata e segreta lesione che portano come una croce attraverso la propria vita e il proprio lavoro. Devono uscire da una condizione negativa, e in modo insperato e bellissimo trovano nella solidarietà e nel sostegno degli altri la forza per farlo. Proprio come tutti noi, in questo paese, in un momento tragico come questo.

Un abito da sposa, che galleggia nell’azzurro golfo di Napoli, è l’elemento da cui prende il via l’indagine. Dove hai trovato questa ispirazione?
Successe per caso, alla fine del 2018. Camminavo in una via del centro di Napoli cercando di ripararmi da una pioggia insistente e vidi, nella vetrina di un negozio di abiti da sposa, uno dei vestiti caduto dal manichino. Vedere una cosa così magnifica, luccicante e immacolata, ridotta a uno straccio a terra mi diede un senso di disordine e una specie di malessere che mi rimase addosso. L’idea di Nozze viene proprio da là: un abito bellissimo e fuori posto.

Le nozze non celebrate di Francesca sono la lente per mettere a fuoco il lato più personale dei membri della squadra. È così?
Tutti i romanzi della serie dei Bastardi funzionano allo stesso modo: l’evento che li coinvolge nell’indagine si riverbera fatalmente anche sulle loro personali situazioni. Stavolta devono riflettere sul matrimonio o comunque sull’amore, sulle unioni e sulle differenze tra le convenzioni sociali e la realtà quotidiana, con effetti diversi secondo le esperienze che hanno e le situazioni in cui si trovano a vivere i propri rapporti personali.

Nei tuoi romanzi Napoli è lo specchio della vita di ogni giorno fatta di sogni, amarezze, speranze, ricordi… hai già provato a immaginare la città nel futuro prossimo?
Temo che un futuro non facile aspetti la mia città. L’esplosione del turismo aveva portato entusiasmo e nuova economia, ma credo che le presenze registreranno una forte diminuzione nei prossimi mesi. Napoli però è resiliente per natura, è uscita da situazioni ben più pesanti di questa. Spero che il modello di solidarietà che stiamo proponendo in questi terribili giorni possa sopravvivere alla situazione, coinvolgendo la cultura e lo spettacolo in una rinascita urbana di cui c’è assoluto bisogno.

Ogni volta che scriviamo cerchiamo di trasmettere una parte di noi stessi; in questo romanzo c’è un particolare che maggiormente ti rispecchia?
Cerco accuratamente di tenere me stesso e la mia vita a una certa distanza dalle mie storie. Credo sia un grosso limite della letteratura italiana contemporanea la tendenza degli autori a raccontare perennemente se stessi, ad approfittare dei propri personaggi per manifestare i propri pensieri sulla vita. Il personaggio che sento più vicino è però Pisanelli, che si trova nella condizione accorata di non godere di buona salute e di amare profondamente la propria città e il suo quartiere, cercando di mediare tra l’esercizio della funzione di poliziotto e la sensibilità sociale.

Come vedi ho formulato alcune mie domande prendendo a riferimento il tuo giallo per analizzare il contesto attuale. Se sei d’accordo, adesso, vorrei farti qualche domanda un po’ più politica.
Hai partecipato ai lavori del comitato promotore di LEU, quali ricordi dell’esperienza?

LEU resta la formazione politica nella quale più mi riconosco, e il gran lavoro di Roberto Speranza in questo momento riserva la gratificazione personale di aver scelto giusto. Vorrei però che la sinistra, attorno a questa terribile esperienza, ritrovi elementi maggiormente identitari.

Ci puoi parlare di alcune tue proposte formulate in quel periodo?
Purtroppo una certa attitudine a prolungare eccessivamente le discussioni mi allontanò un po’ da quel gruppo. Proposi però di prendere atto dell’eccessiva lontananza dai movimenti dei lavoratori, che si riconoscevano con sempre più preoccupante decisione nell’area movimentista o peggio ancora della destra sociale. Tornare sui territori con decisione mi sembra una via da percorrere.

Dopo questa difficilissima fase, ci sarà bisogno di un nuovo modello di sinistra?
Credo che la crisi economica gravissima che certamente seguirà questa tragedia imporrà la necessità di una sinistra estremamente determinata e attiva, che non abbia anime democristiane o padronali ma che si riproponga come rappresentante delle classi in difficoltà, com’è accaduto nel secondo dopoguerra (periodo con molte analogie rispetto all’attuale).

Grazie Maurizio per tutta la gentilezza, spero di averti presto ospite a Dibattiti d’autore.
Grazie a voi, spero di venire presto a trovarvi

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