“Le attività di promozione del sistema Umbria all’estero, così come i processi di internazionalizzazione delle nostre imprese, saranno tanto più efficaci quanto più si integreranno e coordineranno con le analoghe politiche ed attività dello Stato per la promozione del Paese nel suo complesso”. E’ quanto affermato dalla presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, intervenuta questa mattina a Perugia, alla presentazione dei lavori dell’Osservatorio sulla internazionalizzazione dell’Umbria.

 

   “Per la promozione del sistema Paese, e dunque anche dell’Umbria – ha affermato Marini – il tema del coordinamento tra Stato e realtà regionali è assolutamente centrale, soprattutto per quelle iniziative di ‘aggressione’ di alcune economie, come quella cinese o brasiliana dove, ovviamente, difficilmente l’Umbria da sola potrebbe realizzare efficaci attività di promozione al di fuori di una azione comune e di una strategia nazionale”.
   La presidente ha anche sostenuto come occorra una maggiore attenzione, presenza e protagonismo da parte del sistema finanziario e bancario: “Ritengo – ha affermato – che si debba realizzare una più adeguata partecipazione del sistema bancario nelle azioni di internazionalizzazione, così come ritengo necessario che da esso debbano venire anche strumenti e prodotti di credito dedicati per le imprese impegnate nel processo produttivo con l’obiettivo dell’internazionalizzazione. Insomma, auspico quello che si dice un protagonismo ‘proattivo’ delle banche”.

 

   Quanto all’esperienza del Centro estero la presidente Marini ha giudicato “molto positivo” il lavoro fin qui svolto, augurando che “le buone esperienze maturate dovrebbero ora poter coinvolgere ed interessare anche altri ambiti oltre a quello squisitamente industriale e manifatturiero, come ad esempio il settore dell’agroalimentare che vanta nella nostra regione una rete molto diffusa, ma anche frammentata, che andrebbe coinvolta e sostenuta in iniziative di promozione internazionale”.
  “Dobbiamo anche cercare di garantire i benefici dell’attività del Centro estero a comparti della nostra economia non interessati da processi di internazionalizzazione, ma che da questi – ha concluso la presidente - ne potrebbero trarre vantaggio, come i settori del turismo e della cultura”.

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