TERNI - ''E' nostra convinzione che i poli di innovazione dovranno rappresentare un punto centrale delle scelte di politica industriale per questa regione nei prossimi anni''. Lo ha affermato l'assessore alle attivita' produttive della Regione Umbria, Gianluca Rossi, intervenendo al convegno ''Lo stato della ricerca in Umbria: quali prospettive dei centri di ricerca'' tenutosi a Terni.

''L'attenzione che riscontriamo e le esperienze che stanno nascendo su questo tema, stanno ad indicare un cambiamento di rotta in un sistema produttivo che trova sempre piu' spesso ragioni per aggregarsi su progetti d'innovazione, di ricerca, di internazionalizzazione. Quando cinque anni fa scegliemmo di cambiare direzione rispetto alle tradizionali forme di sostegno alle imprese - ha continuato - facendo scelte selettive che miravano allo stimolo di innovazione e ricerca, al sostegno mirato delle imprese in grado di crescere dimensionalmente e al supporto all'aggregazione nell'ambito delle filiere produttive regionali, sapevamo di avere davanti una strada difficile, ma oggi si puo' dire che investendo oltre 155 mln di euro abbiamo scelto la strada giusta che, anzi, va rafforzata''.

Per l'assessore ''il passo in avanti ora e' rafforzare i nuclei di poli di innovazione gia' presenti con significative presenze di imprese leader come nel caso dell'automotive e della meccatronica; un'opportunita' che spero sia colta al meglio dalle nostre imprese''.
 

I centri e i laboratori in cui in Umbria si concentra l'attivita' di ricerca scientifica e tecnologica possono schematizzarsi in due grandi aree: l'ambito pubblico, cui afferiscono universita' ed enti pubblici di ricerca, e l'ambito privato costituito principalmente da imprese e altre istituzioni private senza scopo di lucro. Oltre questa classificazione esistono poi aree di confine pubblico-privato come gli spin-off universitari, reti di imprese finalizzate appunto alla ricerca e infine laboratori ad iniziativa congiunta pubblico-privata.

L'anagrafe nazionale della ricerca registra 456 soggetti umbri. Questi sono per l'11.2% pubblici e l'86.2% privati. Il settore di specializzazione prevalente e' l'agroalimentare. Vi e' poi il ruolo rilevante dell'Universita' di Perugia che si concentra prevalentemente nelle aree biomediche, agrarie e veterinarie la cui somma di professori e ricercatori in queste aree scientifiche-disciplinari fanno oltre il 40% della ricerca totale dell'Universita' contro una media del 30% delle stesse aree di tutti gli atenei statali.

''Questo quadro, senza dubbio incompleto, del panorama pubblico e pubblico-privato di chi svolge attivita' di ricerca rende pero' bene di quanto ricco e variegato sia tale scenario - ha sottolineato Rossi - Il rischio di siffatta varieta' e vivacita', unitamente alla sempre insufficienti risorse che sia il pubblico sia il privato investono in ricerca scientifica e tecnologica e ricerca e sviluppo, e' che tenda a diventare frammentario e a non valorizzare appieno l'apporto reciproco che tutti i soggetti che operano nel settore e nelle filiere possono darsi a vicenda''.

Per consolidare al meglio questo obiettivo, la Regione Umbria ''ha oggi individuato in quattro poli di innovazione che si stanno costituendo con circa 170 imprese e centri di ricerca con programmi che prevedono investimenti ed attivita' per circa 16 milioni di euro e per i quali la Regione ne ha stanziati circa otto. La nostra idea - ha concluso Rossi - e' pero' di distinguere nettamente il ruolo delle imprese da quello del pubblico, che oltre che mettere a disposizioni risorse, deve saper accompagnare e non dirigere lo sviluppo, contribuire ad indicare e non decidere unilateralmente i sentieri dell'innovazione, sostenere e non sostituirsi a quelle che oggi in Umbria sono tra le espressioni migliori del mercato''.
 

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