di Isabella Rossi

PERUGIA - “Credi o esplodi”. E ad incendiare ieri la notte perugina è stata la sacerdotessa del rock consacrando l’evento clou di Rockin Umbria 2012. Per lei da giorni grande attesa in città, confluita, martedì scorso, nell’entusiasmo palpitante che ha unito 20enni a 60enni all’Arena Santa Giuliana. Tutti impazienti e alle nove già in trepida attesa dell’arrivo della poetessa d’Oltreoceano, di casa in Italia.

C’è voluto poco alla detonazione. Dopo l’opening “Amerigo”, tratto da Banga, nuovo Album e dichiarazione d’amore all’Italia, la platea ha tolto i freni precipitando ai piedi di Patti Smith per la prima volta nella città del grifo e del leone, come ha sottolineato la leggenda newyorkese dal palco perugino. Quasi due ore di concerto, serbatoio di emozioni accese e riaccese da brani vecchi e nuovi. Da Banga le novità. Da “April fool”, il “pesce d’aprile” singolo in rotazione sulle radio di tutto il mondo, alla ballata classica “This is the girl” dedicata ad Amy Winehouse, di cui – come ha ricordato Patti – lunedì ricorreva un anno dalla morte. C’è anche il brano “Nine” dedicato a Johnny Depp ma “siamo solo amici”, specifica Patti rispondendo ad una provocazione dalla platea. E ancora “Ghost dance” dal leggendario Easter. L’album che ha lanciato “Because the night”, cult dei cult irrotto verso le 11 per far impazzire letteralmente il popolo perugino, già “riscaldato” da più di un’ora di concerto. Non certo una novità per il brano forse più amato dal grande pubblico, nato da una collaborazione, in quel lontano 1978, tra la sacerdotessa ed il boss. L’amico Bruce Springsteen. Magia che si ripete con “Dancing barefoot”, “Gloria” e “People have the power” che conclude la serata perugina.

Queste e altre, le canzoni capaci di celebrare il mito della sacerdotessa minuta, struggente, arrabbiata e ancora instancabile. A parte la voce roca che la costringe verso la fine ad un breve stop. Lei, mai avara di attenzioni, duetta con il pubblico e si spinge in pianificati sconfinamenti ai margini del palco, dove le distanze sono ridotte e l’entusiasmo esplode. Ogni possibile dubbio è fugato. Patti è ancora Patti e molto di più. La ragazza del CBGB's il rock club divenuto negli anni ‘70 punto di riferimento del punk newyorkese, non vive di ricordi. E lo dimostra sul palco dove trasmette immutata tensione. Sul volto la stessa grinta di sempre. Nelle parole ed i toni ancora poesia che consacra il presente sgomberando il campo da nostalgie. Il tempo scorre ma Patti, i suoi 66 anni mai rinnegati e la sua musica sfidano pregiudizi e luoghi comuni in nome del rock e dei poeti presenti e futuri. La spinta propulsiva è una formazione targata NYC. Produttrice di sensibilità metropolitane e linguaggi che vedono l’identità come traguardo.

Miracolo non sempre ripetibile nell’era dei cliché che scandiscano alfabeti globali chiudendo le porte al genio. Invece, riafferma Patti, la sfida è ancora l’immaginazione. Dediche e ricordi introducono i suoi brani. Con “Distant fingers”, da Radio Ethiopia, dà voce al desiderio di bambina: una fuga aliena perché “nessuna stella è così lontana”. Immancabile l’appuntamento con una canzone dedicata “ai poeti fra di voi”, quel “Beneath the southern cross”, tratta da “Gone again” e scritta con suo marito, Fred "Sonic" Smith scomparso nel 1994. Con lei a Perugia musicisti di prim’ordine. Dai pilastri del Patti Smith group: gli inseparabili Lenny Kaye (chitarrista e compositore), Jay Dee Daugherty (batteria) insieme a Tony Shanahan (basso e piano), almeno dal 1996 con la band. Con loro anche Jack Petruzzelli (chitarra).polistrumentista e performer “featured guest” in Banga, insieme a Tom Verlaine.

 

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