Dire stop alla violenza sulle donne si può: "Basta" una rivoluzione culturale. Ne è convinto un gruppo di donne e di uomini che in Umbria sta lavorando per diffondere l'appello #stopfemminicidio che tenta di mettere in fila le priorità. In cima alla lista la necessità di rivedere il quadro normativo, magari attraverso l'introduzione di aggravanti per reati legati alla violenza e in particolare al Femminicidio.

Ma la cosa più importante è sicuramente investire nell'educazione, sin dai primi anni di vita, alla cultura delle persone, delle idee. In particolare, dovrebbero essere educati i bimbi maschi al rispetto delle bambine. Servono progetti e una cultura di parità, che parli dell'accettazione e dell'amore, di rispetto etnico e interpersonale, di libertà.

Prevedere sostegno e supporto psicologico e psicanalitico agli uomini, perché l'uomo che ricorre alla violenza è frustrato è insicuro e sfoga il suo istinto nella violenza.

Serve dunque un cambiamento culturale, una nuova visione della società, una nuova civiltà delle relazioni tra donne e uomini.

Protagoniste del cambiamento sono le istituzioni, dove molto è stato fatto in Umbria: sono stati creati e attivati i centri antiviolenza nell'ambito dei servizi socio assistenziali, sta nascendo una legge contro la discriminazione di genere e vedrà a breve la luce una legge per una nuova civiltà delle relazioni tra donne e uomini. Si sta, inoltre, lavorando per rendere sempre più attivi gli istituti scolastici perché diventino un anello di congiunzione nel settore della informazione.

Ma occorre fare di più.

La violenza sulle donne è solo una parte di un problema che investe trasversalmente la società a tutti i livelli. Il problema è l’uso della violenza come risposta ad ogni problema, piccolo o grande che sia, della propria esistenza, da parte di tutti, uomini, donne, ragazzi, vecchi, giovani, ricchi e poveri. C’è molto di più dei giornalieri casi di cronaca nera. Si deve affrontare una riflessione ampia anche sulle trasformazioni antropologiche e sulle loro cause. In un epoca in cui il benessere e la felicità sono stabiliti per costituzione in ogni stato democratico occidentale e non perché l’uomo torna ad essere lupo dell’altro uomo?

È necessario sensibilizzare una rete sociale, perché, nonostante un quadro normativo chiaro e un'informazione più attenta, la spirale tragica di violenza non si è interrotta ma resta, anzi, un fenomeno diffuso. Si potrebbe pensare a sgravi fiscali per aziende che assumono donne vittime di violenza e a sostegno concreti alle associazioni, che già sul territorio svolgono una funzione vitale, sperimentando laboratori con i centri. Ecco che le parole chiave diventano, allora: responsabilizzazione pubblica e sociale e CONSAPEVOLEZZA CULTURALE; serve una diffusa consapevolezza sociale e culturale e non possono essere solo le donne, le vittime, a porsi il problema, ma tutti devono contribuire a mettere in moto qualcosa che può raggiungere le persone ovunque esse si trovino, qualcosa di diffuso e penetrante che chiami a un impegno efficace e spontaneo. Servizi e centri antiviolenza non ce la fanno da soli, servono scelte coraggiose e azioni mirate che accompagnano il lavoro istituzionale e che le istituzioni possono supportare che sposti l'attenzione sulla costruzione di una nuova civiltà delle relazioni.

stopfemminicidio.umbria

stopfemminicidio.umbria@gmail.com

 

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