Punto primo: “l’Umbria non produce abbastanza rifiuti per mandare a pieno regime un inceneritore”. Parola di Alessandra Guarducci, presidente di Legambiente Perugia, convinta, come molti altri esponenti di associazioni ambientaliste e a favore della tutela del territorio, che “l’obiettivo principale -afferma- rimane quello della raccolta differenziata”. Ovvero il 65 per cento relativo alla differenziata, che ormai sembra uno slogan, ma che a conti fatti è l’unica arma usata dalle associazioni vicine ai cittadini per contrastare l’avanzata di proposte simili a quelle esternate ieri dall’amministratore delegato di Gesenu Carlo Noto La Diega.

“E’ stato imbarazzante -spiega Guarducci- leggere quelle dichiarazioni su Pietramelina, come se già non bastasse l’alto livello di impatto ambientale causato dalla discarica”. Sì, perché proprio su questo elemento aveva fatto leva La Diega, cioè che Pietramelina “può essere il sito adatto -secondo l'amministratore- per il termovalorizzatore” in virtù del fatto che “l'insieme degli effetti dell'attività umana sull'ambiente ha già raggiunto livelli molto elevati”. Quindi perché non continuare, in caso fossimo d'accordo cpn la strada tracciata da La Diega. Ma secondo Legambiente non è questo “il modo di portare avanti una politica che possa definirsi di tutela ambientale -aggiunge Guarducci- perché un’area come Pietramelina che ha già dato tanto non può certamente essere portata allo stremo dei limiti ambientali”.

Dunque puntare sulla differenziata e cercare di evitare il trattamento termico dei rifiuti. Perché nella nostra regione, poi, “i rifiuti prodotti -prosegue Guarducci- non basterebbero a mandare a pieno regime un inceneritore, specie nel momento in cui si dovesse raggiungere il 65 per cento della raccolta differenziata”. Perché poi, secondo Legambiente, da incenerire non resterebbe molto. Ma anche rispetto allo smaltimento termico dei rifiuti Guarducci ha le idee chiare e interviene prendendo spunto da una delle ultime affermazioni del Presidente di Gesenu Graziano Antonielli: “Quando il responsabile di Gesenu afferma che un impianto termico potrebbe funzionare anche in regime limitato, forse non sa che i danni causati dall’inquinamento sarebbero maggiori rispetto ad un funzionamento a tutto tondo, senza tralasciare il fatto che con un sotto utilizzo dell’inceneritore ci sarebbero grandi ritardi nell’ammortizzare i costi sostenuti per la sua realizzazione”.

Infine, la possibile via d’uscita disegnata da Legambiente e contenuta nelle “Osservazioni al nuovo Piano regionale di gestione dei rifiuti dell’Umbria”: "Noi crediamo che per affrontare il problema rifiuti partendo dalla testa e rispettare realmente la gerarchia delle 4R (Riduzione dei rifiuti alla fonte, Riuso, Riciclo e solo alla fine, Recupero di energia), sia necessario prevedere una tempistica per la
realizzazione degli interventi in base alla quale qualsiasi eventuale nuovo impianto di
trattamento termico dedicato venga preso in considerazione solo dopo che le azioni
per la RD avranno potuto dispiegare tutte le loro potenzialità: ad esempio, solo dopo
che la raccolta differenziata abbia raggiunto la percentuale del 60% entro il 2011".

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