UMBERTIDE – Da sabato scorso la Rocca di Umbertide, Centro per l’Arte Contemporanea, ospita la mostra “Renzo Scopa – Le metamorfosi dell’anima” curata da Floriano De Santi e Massimo Duranti. Promossa dal Comune di Umbertide, in collaborazione con Provincia di Perugia, con il patrocinio di Regione Umbria e Accademia di Belle Arti di Perugia “Pietro Vannucci”, l’esposizione presenta sessanta opere, tra tecniche miste, acrilici e acqueforti, realizzati dall’artista dal 1950 al 1997.

Le metamorfosi cui allude il titolo della mostra sembrano suggerire, attraverso le narrazioni pittoriche dell’autore, l’idea di una sostanziale continuità della natura, di un filo comune che lega gli uomini e le cose, le anime ed il mondo, permettendo un continuo trapasso, contatto e scambio tra una dimensione e l’altra. Scopa (Urbino 1933-Città di Castello 1997), si forma alla “Scuola del libro” di Urbino, sotto la guida di Francesco Carnevali, Leonardo Castellani e Pasquale Rotondi.

Sono il disegno e l’incisione che contraddistinguono la sua produzione artistica fin dall’inizio degli anni Cinquanta. A partire dagli anni Sessanta Scopa comincia a dedicarsi sempre più alla pittura, attraverso l’elaborazione di un percorso d’articolata ricerca personale e di sperimentazione tecnica che procede per vari cicli tematici ben documentati in mostra. Fondamento della tavolozza di Renzo Scopa è un senso della materia densa, opaca, quasi fangosa, tenera alla pressione e alle incisure, che vi lasciano i segni dell’oggetto.

L’esposizione di Umbertide presenta per l’occasione diversi lavori inediti: tra questi i significativi cicli - per la prima volta esposti al pubblico – di “Evocazioni cosmiche” del 1967, “Scrittura magica” del 1968 ed “Allegoria della maschera” del 1970. Si tratta di collages e tecniche miste su carta, opere in cui la materia è complessa: carta macerata, stoffa, colla, colori d’intensità diversi.

Gli anni Settanta si aprono scanditi dall’introduzione di una scrittura pittorica vibrante, fatta di gesti rapidi, di filamenti iconici in cui le figure sottacciono ad un processo di metamorfosi, e le cose rappresentate si scorporano e svaporano in una sostanza immateriale. Nell’ultima stagione che va dal 1989 al 1997, lo sgocciolamento del colore pone l’accento sull’atto gestuale del dipingere, dove il groviglio cromatico e il dripping ne donano una esasperata drammaticità. Un tema ricorrente è quello della Crocifissione: metafora universale del dolore dell’uomo. Con queste sacre rappresentazioni, Renzo Scopa ha voluto sottolineare il valore dell’attesa anche nei riguardi del suo continuo porsi interrogativi sulla sorte dell’umanità.

“L’opera di Renzo Scopa – per il presidente della Provincia di Perugia Marco Vinicio Guasticchi - rappresenta una ricerca artistica del tutto particolare nel panorama della pittura contemporanea. E’importante per la Provincia di Perugina, attraverso un progetto culturale organico e strutturato, dedicare attenzione ad artisti che pur provenendo da altri contesti culturali, come Scopa, hanno contribuito al formarsi nella nostra regione di nuove sensibilità, sapendo rappresentare nei loro quadri le contraddizioni della società e del tempo in cui hanno vissuto”.

Per Donatella Porzi, assessore provinciale alle Attività Culturali, “si tratta di un’iniziativa espositiva e culturale di rilievo. Scopa infatti ha sapientemente raccontato la modernità, con uno sguardo pieno di poesia ed una tensione tutta particolare. Il suo segno pittorico ci mostra paesaggi dell’anima, balenanti di luci soffocate che riflettono tutti i contrasti che viviamo nel nostro tempo”.

La mostra rimarrà allestita fino al prossimo 7 novembre, ogni giorno escluso il lunedì dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 16.30 alle 18.30.

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