Immigrazione. Mare restituisce morti. Don Zerai: su corpi colpi di arma da fuoco
Il mare comincia a restituire i resti di alcuni dei 335 profughi eritrei ed etiopi partiti da Tripoli nella notte tra il 22 e il 23 marzo. "Sui loro corpi sono presenti i segni di colpi d'arma da fuoco", denuncia don Mosé Zerai, direttore dell'agenzia Habeshia. I corpi, secondo quanto riferito dal sacerdote, sarebbero stati trovati sulla spiaggia di Tripoli nei giorni scorsi e successivamente portati in ospedale. "I testimoni che li hanno visti -aggiunge don Mosé- mi hanno riferito di aver riconosciuto due donne che si trovavano a bordo di quell'imbarcazione".
Impossibile stabilire, ora come ora, chi sia stato ad aprire il fuoco sull'imbarcazione che, nella notte tra il 22 e il 23 marzo, era stata una delle prime a lasciare la Libia. "Purtroppo è avvenuto quello che temevamo: sono incappati in una qualche operazione di guerra marina -commenta don Mosé-. Non hanno neanche avuto il tempo di chiedere aiuto con il telefono satellitare". A bordo c'erano 335 persone: 250 uomini, 62 donne (alcune incinte), 13 bambini tutti eritrei. E dieci cittadini etiopi.
"Facciamo appello a tutta la comunità internazionale, che si faccia chiarezza sulla attacco subito il barcone carico di 335 profughi a largo delle coste libiche, di chi è la responsabilità di questi morti?", chiede don Mosé Zerai che torna a chiedere con forza "un piano di evacuazione dei profughi del Corno d'Africa" per evitare che si ripetano tragedie come questa. E resta alta la preoccupazione per il gommone con 68 cittadini eritrei ed etiopi partito il 25 marzo. "Ero in contatto con loro e l'imbarcazione era già stata individuata a 60 miglia dalla costa libica -spiega don Mosé Zerai-. Quello che mi fa più male è che nessuna delle imbarcazioni presenti in zona sia intervenuta per portarli in salvo". (is)
Fonte: redattoresociale.it
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