PERUGIA -  "Ospitiamo come comunita' civile e religiosa umbra alcune centinaia di profughi in fuga dal Nord Africa, un continente perennemente in guerra. Non e' la prima volta che il nostro paese e la nostra regione accolgono cittadini immigrati richiedenti asilo: cio' che sorprende e' l'enfatizzazione mediatica dell'arrivo di queste persone 'disperate', quando ospitarle dovrebbe essere un gesto spontaneo, naturale, soprattutto per chi si professa cristiano".

A dirlo e' l'arcivescovo di Perugia-Citta' della Pieve e vice presidente della Conferenza episcopale italiana, mons. Gualtiero Bassetti, delegato dei vescovi umbri al Servizio regionale per i migranti.

"Come uomini e come figli di Dio - prosegue il presule - non possiamo non aprire le nostre porte a queste persone 'disperate'. Ci sono persone e famiglie delle nostre comunita' parrocchiali che hanno detto ai loro parroci di volersi far carico, insieme agli operatori e ai volontari delle Caritas, di accogliere ed ospitare al meglio queste persone in fuga dalle loro case alla ricerca di giustizia e di pace. E' una bella testimonianza di fede e di pedagogia della carita' che non deve passare in secondo piano, rispetto a coloro, a quanto risulta sono pochi, che temono la presenza di questi 'disperati' in mezzo a noi. Come Chiesa offriamo ai profughi, innanzitutto, un tetto dignitoso e tanto calore umano per il periodo di tempo che resteranno tra noi, secondo le nostre possibilita', dal momento che moltissime delle nostre strutture sono gia' al completo, per la presenza di persone che soffrono di vari disagi. Se tra i profughi c'e' qualcuno che ci chiedera' aiuto per integrarsi nella nostra comunita' attraverso la ricerca di un lavoro onesto, di certo non ci tireremo indietro, perche' quest'opera la Chiesa la svolge da sempre".

"Come vescovo di Perugia-Citta' della Pieve e come delegato dei miei confratelli della Conferenza episcopale umbra al Servizio regionale per i Migranti - prosegue mons. Bassetti -, rivolgo un caloroso e sentito benvenuto ai nostri ospiti e, nel contempo, invito tutti ad accogliere queste persone secondo lo spirito di san Benedetto e san Francesco. La nostra Umbria ha gia' dato prova di essere una terra ospitale e solidale nel recente passato, quando nella primavera del 1999 accolse piu' di 300 kosovari in fuga dalla guerra. Cessate le ostilita', la gran parte dei profughi rientro' in Kosovo e quelli che sono rimasti in Umbria sono oggi ben integrati".

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