PERUGIA - "Sarebbe giusto e opportuno che, agli esami teorici per conseguire la patente di guida, i cittadini immigrati in Italia potessero rispondere a test formulati nella lingua del Paese d'origine e non solo in italiano come avviene ora". E' quanto afferma l'assessore regionale dell'Umbria alla Sicurezza stradale, Stefano Vinti. "L'esame per la patente di guida risulta sempre piu' difficile per i cittadini immigrati - sottolinea -, in particolare per le donne. Da gennaio sono aumentate le bocciature. Il problema non pare che il problema sia legato all'effettiva guida dell'automobile, ma piuttosto l'ostacolo, spesso insormontabile, e' costituito dal questionario". "Al contrario di quanto prevedono quasi tutti i Paesi d'Europa - spiega -, in Italia, infatti, dal gennaio di quest'anno e' possibile rispondere ai quiz soltanto in italiano e non anche nelle sette lingue piu' parlate dalla popolazione immigrata. La traduzione dei test e' una prassi comunemente usata negli altri Paesi e che ha la finalita' di agevolare, in un'ottica di pari opportunita' e non discriminazione, l'accesso alla patente di guida degli immigrati che non dispongono di un'ottima conoscenza della lingua italiana". "Ancora una volta - dice Vinti - sembra che non si sia persa l'occasione per punire gli stranieri di un disagio che esprimono. Non parlare perfettamente la lingua del Paese in cui vivono e' un problema per loro, in quanto ostacola tutta una serie di opportunita' di integrazione. Alla lista potremmo aggiungere anche il mancato conseguimento della patente di guida". "Il rischio concreto - conclude Vinti - e' che per necessita' si usi ugualmente l'auto, ma senza permesso. Non sarebbe piu' opportuno, piu' semplice e meno pericoloso per tutti, mettere gli immigrati in condizione di accedere alla patente?".
 

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