PERUGIA - "Dove siamo? Dov'e' la stazione?". Si guardano attorno i 34 nordafricani appena arrivati da Lampedusa alla casa di accoglienza attaccata alla chiesa di San Giovanni al Prugneto.

Perugia da qui e' lontana una quindicina di chilometri. Sono le 12.30, intorno a loro il sole splende sulla campagna umbra, a poche centinaia di metri le automobili sfrecciano sulla strada del Pantano con le prostitute sedute ai bordi ad aspettare clienti. La tavola e' gia' imbandita, i letti preparati. I migranti si sgranchiscono, si guardano intorno spaesati ma con in testa ognuno una cosa precisa: prendere il permesso di soggiorno temporaneo, raggiungere una stazione e partire per una destinazione ben precisa.

Tra quelli del Prugneto, Hamza 28 anni, e' un tipo sveglio. "Ringraziamo tutti il governo italiano e tutti quelli che ci aiutano", e' la formula che sembra aver imparato a memoria in italiano. Poi ci fai due chiacchiere e si scioglie, in francese. "Sono un operaio specializzato nelle cuciture di borse - dice - in Tunisia lavoravo per Louis Vuitton e altre grandi firme. Qui voglio andare dove c'e' lavoro. C'e' lavoro in Italia? Non credo, allora forse vado da mio fratello a Parigi".

A lui, come ad Hammar, il viaggio in traghetto da Lampedusa a Civitavecchia e' sembrata una crociera. "E' il mio primo viaggio", sorride timido Hammar, 23 anni. "Io ho lavorato negli alberghi a 5 stelle di Hammamet, cerco la liberta'. In Tunisia non c'e', e' un casino, non si capisce niente".

Tutti e due, come molti altri di loro, quell'altro di viaggio, quello sulla carretta caricata con 205 persone salpata dal Sud della Tunisia, vogliono scordarselo. "Abbiamo pagato 1.500 dinari, 750 euro circa. Abbiamo dato tutto quello che avevamo per un rischio troppo grosso: noi siamo stati fortunati, il mare era calmo, altri no".

I volontari hanno allestito i letti nelle camerate. "Li ospiteremo finche' resteranno - dice don Lucio Gatti, che con Stella Cerasa e Daniela Monni fa gli onori di casa per la Caritas - siamo abituati alle avventure".

Si stanno organizzando con interpreti e semplici parrocchiani. Al Pantano e Colle Umberto, frazioni limitrofe, i cittadini sono divisi. "Noi siamo per l'accoglienza", dice don Lucio mentre stacca i crocefissi dai muri per rispetto alla religione degli ospiti. A sentirle le storie di questi ragazzi tunisini, sono tutte simili. Slaimaam, 32 anni, Rithatenncha, 25. Cosi' come le loro intenzioni. "Dov'e' la stazione? Io voglio andare in Francia". Ma Sarkozy non vi vuole, c'e' la polizia al confine, non vi fanno entrare. "E io ci provo lo stesso". E se non ci riesco? "Ci riprovo, vedrai che mi infilo".
 

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