(dell'inviato Matteo Guidelli) (ANSA) - LAMPEDUSA - ''Ci avevano detto che saremmo partiti in cinquanta, poi ne hanno fatti salire piu' di duecento. E questo e' il risultato. Fortunatamente sono riuscito a salvare tre bambini''.

Sugli scogli neri di Pantelleria, i profughi hanno i volti spaventati. Guardano il mare in cui due di loro, due donne, sono morte quando il barcone su cui viaggiavano, partito cinque giorni fa dalla Libia, si e' arenato, schiantandosi. E' uno di loro a raccontare l'ennesima tragedia frutto delle disperazione, del disinteresse e della mancanza di scrupoli dei trafficanti di esseri umani.

L'uomo dice di venire dalla Repubblica democratica del Congo e di esser partito da Tripoli assieme ad un gruppo di una cinquantina di suoi connazionali. Ma quando e' stato il momento di prendere il largo, sul barcone sono saliti anche nigeriani, ghanesi, liberiani e due pakistani.

''Io sono un meccanico - afferma - sono stato studente a Perugia e poi sono tornato nel mio paese. Ma li' non c'era lavoro e cosi' sono andato in Libia''. ''Ho lavorato con una ditta italiana. Poi - prosegue - e' successo quello che e' successo e cosi', assieme a mia moglie, abbiamo deciso di venire via''.

La trafila e', purtroppo, sempre la stessa: ricerca del contatto, mesi in capannoni sulla spiaggia una volta trovato, in attesa della partenza, poi via all'improvviso, spesso di notte. Su barconi stipati all'inverosimile. Come quello che stamattina si e' schiantato sugli scogli.

''Quello che ci ha caricati e' un pezzo grosso dello stato libico. Quando noi abbiamo protestato lui ha detto che era tutto a posto e ci ha fatto salire, dicendoci che saremmo stati solo in cinquanta. Ma poi ne sono arrivati altri e siamo diventati piu' di duecento''.

Cosa e' successo stamattina, il profugo non lo racconta, ma e' convinto che molta della responsabilita' del naugragio sia dello scafista, che probabilmente poco prima di entrare in porto si e' confuso con i profughi, abbandonando il timone dell'imbarcazione. ''C'era quello che guidava, e' uno che si chiama 'Nigeria' e non voleva far arrivare la gente, l'Italia lo deve arrestare'' racconta.

Ma come mai siete rimasti in mare per cosi' tanto tempo? ''Il primo giorno - dice il naufrago - abbiamo avuto un problema al motore. C'era qualcosa che non andava al tubo della nafta. Abbiamo provato a ripararlo con una modifica e siamo ripartiti. Per tre giorni abbiamo navigato con il mare calmo, poi ieri sera ha cominciato ad agitarsi''.

La navigazione e' proseguita comunque senza problemi apparenti fino a Pantelleria. All'entrata del porto, pero', la barca ha scartato improvvisamente di lato e si e' andata a schiantare contro gli scogli. ''Ieri sera abbiamo visto la polizia, sapevamo di essere in pericolo. Ed e' finita cosi'''.
 

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